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I consigli per difendere le piante dal freddo e affrontare l’inverno con successo

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Con l’arrivo dell’inverno e delle prime gelate notturne è opportuno difendere le piante dal freddo e dagli sbalzi termici repentini che potrebbero comprometterne la loro sopravvivenza fino alla primavera successiva. Ecco alcuni metodi naturali efficaci per proteggere le vostre piante anche durante la stagione invernale.

Ci siamo: l’inverno è ormai arrivato ed è tempo di pensare a come difendere le piante freddo invernale sempre più pungente. Per sapere quali sono i metodi migliori per proteggere le piante durante la brutta stagione è necessario conoscere le caratteristiche delle piante stesse. Il fattore chiave è il loro grado di sensibilità alle basse temperature.

Non tutte le piante, infatti, soffrono il freddo allo stesso modo. Mentre quelle in vaso possono essere facilmente spostate in un luogo più riparato o in casa, quelle coltivate direttamente nel terreno avranno bisogno di accorgimenti specifici per l’intera stagione.

Chi ha un orto o un giardino, dunque, dovrà imparare a difendere le piante dal freddo invernale con tecniche affidabili e durature, che varieranno anche in base alla zona climatica in cui ci si trova.

come difendere le piante dal freddo

Per proteggere le piante tenute in vaso, invece, sarà opportuno spostare i contenitori in casa, nel sottoscala o in un garage non troppo freddo, oppure provvedere a ‘isolare‘ adeguatamente vasi e parti aeree della pianta. Nelle zone climatiche più temperate sarà sufficiente appoggiare i vasi contro un muro esposto a sud.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le principali tecniche adoperabili per difendere le piante dal freddo durante la stagione invernale.

SPECIALE: le 5 piante che resistono al freddo

Come difendere le piante dal freddo: pacciamatura e valeriana

Se le vostre piante dimorano in terra o in vasi che non possono essere spostati, la pacciamatura è sicuramente uno dei metodi naturali più sicuri e semplici da attuare.

Questa tecnica consiste nel ricoprire la base della pianta con materiali naturali, come le fibre di cocco, le foglie secchie, trucioli e segatura di legno, paglia, sfalci d’erba, torba, pezzi di corteccia. Molti usano addirittura del materiale inorganico come i lapilli e di origine vulcanica, la pietra pomice o i gusci di conchiglie.

Oltre a proteggere le piante dal freddo, la pacciamatura è anche utile per limitare la crescita delle infestanti e delle erbacce. In questo modo, contribuiremo anche a mantenere il terreno sempre asciutto e compatto.

L’impiego dei vari materiali deve tener conto di fattori come la ventosità e la piovosità. In caso di precipitazioni abbondanti, per esempio, gli sfalci d’erba potrebbero compattarsi e non consentire la naturale ‘traspirazione’ del terreno.

come difendere le piante dal freddo

Come difendere le piante dal freddo: germogli invernali

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Meno conosciuto, ma altrettanto efficace per proteggere le nostre piante dal gelo invernale, è l’infuso di valeriana. Conosciamo già le proprietà della valeriana per la salute dell’uomo, ma forse non sappiamo che il suo estratto è considerato un elisir di lunga vita anche per piante e fiori.

Oltre a difendere le piante dal freddo, infatti, l’infuso di valeriana migliora la produttività della piante da frutto e degli ortaggi.  Se vaporizzato sulla pianta durante il periodo di pre-fioritura dei boccioli, favorisce la fruttificazione.

Per preparare l’infuso di valeriana (10 litri) è necessario lasciare in ammollo 50 gr di infiorescenze fresche per 3-4 giorni.

Successivamente, si deve filtrare il liquido e vaporizzarlo sulle piante prima di sera.

Come difendere le piante dal freddo

Come difendere le piante dal freddo: l’infuso di valeriana fortifica le piante in inverno

Come difendere le piante dal freddo: le piante in vaso

Le piante in vaso che durante l’inverno non possono essere trasferite in un luogo più caldo, soffrono il freddo ancor più delle piante coltivate nel terreno. Queste ultime godono dell’inerzia termica del substrato anche quando la colonnina di mercurio si abbassa notevolmente.

Se per difendere le piante in terra spesso è sufficiente una buona pacciamatura, nel caso delle piante in vaso occorre proteggere sia l’apparato radicolare che la parte aerea della pianta ricorrendo a tecniche differenti.

Per quanto riguarda il contenitore è opportuno isolarlo dal gelo avvolgendo con materiali di facile reperibilità. Vecchi stracci, fogli di giornale, teli o pluriball sono ottimi per mantenere al caldo le radici della piante e proteggerle dagli sbalzi di temperatura.

Ricordate che la pacciamatura alla base della pianta è comunque essenziale per mantenere caldo il terreno: pezzi di corteccia o paglia saranno perfetti per difendere le piante dal freddo, anche se in vaso.

Leggi anche: Con il freddo anche gli uccellini vanno aiutati: bastano pochi gesti

Per riparare dal freddo intenso le parti aeree della pianta potete utilizzare dei teli di plastica o di tessuto non tessuto con i quali avvolgerete per tutta la lunghezza i rami della pianta. Un altro trucco per difendere le piante dal freddo consiste nel legare tra loro i rami con uno spago. Fate comunque attenzione a non ‘graffiare’ o danneggiare i rami.

Questo permetterà alla pianta di mantenere il calore e la proteggerà dalle intemperie.

come difendere le piante dal freddo

Come difendere le piante dal freddo: le foglie ghiacciate

Come difendere le piante dal freddo in casa

Chi ha lo spazio adeguato per ospitare le piante in casa durante la stagione invernale deve tener presente un importante fattore che potrebbe incidere positivamente o negativamente sulla loro salute. Stiamo parlando dell‘umidità.

Le piante, infatti, soffrono molto il clima secco, quindi bisogna tenerle lontane da caloriferi, stufe e caminetti.

Ricordate che la temperatura interna ideale per una pianta si aggira tra i 15 e i 20°. Per tanto, fate in modo di garantire alla pianta la giusta idratazione, magari vaporizzando un po’ d’acqua direttamente delle foglie e posizionando sui caloriferi degli umidificatori o vaschette d’acqua.

Un altro accorgimento consiste nel collocare i vasi contro i muri, magari addossandoli gli uni agli atri in modo da creare un ‘microclima’ ideale alla loro sopravvivenza.

Solo seguendo scrupolosamente queste indicazioni riuscirete a difendere le piante dal freddo e mantenerle sane e vitali fino all’arrivo della bella stagione.

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Scopriamo le proprietà dell’edera e come utilizzare questa pianta come rimedio naturale

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Scopriamo quali sono le proprietà e gli utilizzi dell’edera, una pianta famosa per essere un ottimo anticellulite e un drenante, che è efficace anche come espettorante catarrale e per calmare la tosse. Bisogna però fare attenzione perché velenosa a causa delle saponine che contiene.

Non tutti conoscono le proprietà di questa pianta, un ottimo calmante della tosse e un efficace anticelllulite, grazie alla sua capacità di eliminare le scorie accumulate tramite l’epidermide e la sua forte funzione vasocostrittrice.

L’edera comune, nome scientifico hedera helix, è una pianta sempreverde lianiforme rampicante molto diffusa nei giardini e nei terreni incolti a tutte le latitudini. Si caratterizza per il folto manto foglioso di colore verde scuro e per i robusti rami lignificati che aderiscono perfettamente alle superfici e ai substrati grazie alle radici avventizie aggrappanti.

Queste ultime permettono alla pianta di svilupparsi con rapidità in maniera compatta e rigogliosa. Per questa ragione, viene utilizzata come pianta ornamentale per ricoprire muri, ringhiere e barriere divisorie e isolare termo-acusticamente le superfici (muri vegetali).

Altra caratteristica dell’edera è la prima fioritura che avviene dopo i primi 10 anni di vita della pianta. Le bacche globose di colore blu scuro, sono una fonte di nutrimento importante per gli uccelli che se ne cibano volentieri soprattutto in inverno (per l’uomo sono indigeste).

Edera: la storia del nome

Il nome antico dell’edera è kissos, nome greco anche di Dioniso, di cui l’edera è uno dei simboli arcaici. La mitologia narra, infatti, che subito essere stata abbandonato da sua madre, Dioniso si rifugiò tra i rami di un’edera; in un altro episodio, invece, un morente Dioniso viene trasformato per pietà in edera dalla dea Gea.

Da allora la pianta ne porta il nome e Dioniso viene rappresentato con una corona di edera sul capo e un bastone nodoso avvolto dalle sue foglie. Per questo motivo, la pianta dell’edera divenne simbolo di passione, amore e della concupiscenza.

Il nome dell’edera deriva dal latino adhaereo, che significa ‘aderisco’, e in passato molto utilizzata per la tosse e per liberare i bronchi dal catarro.

Scoprite anche l’ edera rampicante, benefici e cose da sapere

Le proprietà

L’edera ha spiccate proprietà anestetiche, antinevralgiche, antinfiammatorie e anticellulitiche in quanto ricca di flavonoidi, poliacetileni, saponine e acidi vegetali.

Proprietà sedative ed espettoranti

Le proprietà sedative per la tosse ed espettoranti, rendono i preparati a base di edera un utile rimedio per la cura delle affezioni catarrali, tossi convulsive e bronchiti. Questo perché è ricca di saponine, sostanze responsabili dell’attività espettorante che porta alla fluidificazione della secrezione catarrale ma anche tossiche, per cui si richiede la massima cautela nei preparati artigianali. Inoltre l’uso è sconsigliato durante gravidanza e allattamento, e in casi di gastriti e ulcere.

L’edera è però sicura se ci si limita all’uso esterno. Decotti e infusi ottenuti con le foglie di questa pianta esercitano diverse azioni benefiche per il nostro corpo, specialmente contro reumatismi, sciatica e artriti, perché hanno un’azione spasmolitica.

edera proprietà

Eccovi tutte le proprietà e gli utilizzi

Gli impacchi di edera sono consigliati per patologie nevralgiche e anche per combattere la candid, grazie alla forte funzione antimicrobica dell’edera che permette di uccidere facilmente questo lievito.

SPECIALE: Trattamenti anticellulite da fare in casa con ingredienti naturali

In cosmetica questa pianta è molto apprezzata per l’effetto tonificante e drenante. E’ infatti in grado di produrre sugli strati più profondi della pelle.

L’estratto di edera, infatti, è ricco di principi attivi utili per combattere gli inestetismi della cellulite, della ritenzione idrica, per la cura dei capelli e di lievi irritazioni cutanee.

Utile anche per pelle e capelli

Questa pianta è benefica anche per pelle e capelli. Rende l’epidermide più morbida ed elastica grazie alla sua funzione vasocostrittrice, anche in minime dosi.

Poche foglie d’edera in acqua bollente permettono di effettuare un bagno rilassante e benefico per le zone affette dalla cellulite. Se invece si utilizzano nell’acqua di risciacquo, renderanno i capelli forti, rinnovando il cuoio capelluto.

Questo rampicante è utilizzata in prodotti cosmetici per contrastare l’insufficienza venosa, i gonfiori alle caviglie e le vene varicose.

Edera proprietà e utilizzi: contro la cellulite e la tosse

Efficace contro la cellulite e contro la tosse

Contro i parassiti delle piante

Un perfetto antibatterico tutto naturale contro i parassiti delle piante è l’infuso di edera: un vero toccasana per liberare le piante dai parassiti e proteggerle da altri pericolosi attacchi.

Come preparare un antiparassitario

Per prepararlo dovrete tagliare qualche ramo di edera, spezzettarlo e metterlo a cuocere in un litro di acqua bollente per qualche minuto, come si fa normalmente per i classici infusi. Al termine della bollitura, coprite la pentola con un coperchio e lasciate in infusione per una giornata intera, filtrate e trasferite il liquido così ottenuto in un vaporizzatore.

Inumidite uniformemente le foglie da trattare e versate l’infuso rimanente nel terreno, così che le radici della pianta possano assorbirlo gradualmente. Se necessario, ripetete l’operazione 48 ore dopo, meglio se al tramonto, o comunque evitando le ore del giorno in cui la luce solare colpisce direttamente la pianta.

Contro i parassiti delle piante, l'infuso di edera

Contro i parassiti delle piante, l’infuso di edera

Dopo due settimane dovreste apprezzare i primi, significativi miglioramenti: la pianta attaccata dagli afidi, infatti, risulta molto più vitale, le foglie ancora attaccate ai rami libere dai parassiti e il colore molto più brillante. Per aiutare ancora di più la pianta nel processo di guarigione potete nutrirla con un composto naturale a base di fondi di caffè, cenere di legna e gusci d’uovo biologico tritati, mixati e posti direttamente nel vaso o nel terreno.

 

Altri utilizzi

In caso di dolori reumatici ma anche per fare un bagno rilassante, o per fortificare i capelli, abbiamo diversi utilizzi di questa pianta:

  • 1/2 l di acqua
  • 1 manciata di foglie di edera

Preparazione. Fate bollire l’acqua e unitevi le foglie di edera. Lasciate intiepidire il decotto, imbevetene alcune garze e applicatele sulle zone interessate lasciando agire per qualche minuto.

Potete riempire la vasca da bagno con acqua calda e foglie di edera per godere delle proprietà anti-cellulitiche e tonificanti  durante il bagno.

Una volta che le avrete lasciate macerare nell’aceto di vino bianco, le foglie di edera sono un ottimo rimedio anche per combattere callosità e duroni di mani e piedi.

Infine, potete usare un decotto di edera anche per sciacquare i capelli. Li renderà più sani, lucidi e forti.

Controindicazioni e avvertenze

L’edera è una pianta molto preziosa anche per la salute dell’uomo. Le sue proprietà depurative e disinfettanti, infatti, sono note per la cura dei disturbi cutanei, calcoli e per gli stati infiammatori più comuni.

Per godere di tutti i benefici dell’edera, ricordate di rivolgervi alla vostra erboristeria di fiducia. Se avete dubbi consultate il medico per evitare pericolose interazioni con altri farmaci o effetti collaterali indesiderati.

In ogni caso non bevete l’infuso di edera preparato per le piante perché potrebbe essere tossico e tenetelo alla larga da bambini e animali domestici.

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Gallina: caratteristiche, razze, allevamento e aspetto

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La gallina è una delle protagoniste indiscusse della storia e dell’evoluzione dell’uomo sulla terra. La storia documenta le prima tracce della gallina sin dal 4000 a.C. Allevata principalmente per la produzione di carne e di uova, di recente la sua funzione è diventata anche di compagnia e ornamentale.

Nel corso dei secoli gli allevatori avicoli hanno selezionato e incrociato le razze più pregiate per esaltarne le caratteristiche.

Questo ha permesso di ottenere razze particolarmente apprezzate sia per la qualità della carne che per la quantità di uova depositate. Ma impariamo tutto su questo animale e scopriamo curiosità e aneddoti che forse non conosciamo.

Aspetto e caratteristiche

La gallina domestica è un volatile da cortile nata nota come Gallus gallus domesticus o Gallus sinae. Si tratta della femmina del gallo, che talvolta assume il ruolo di chioccia quando cova le uova fecondate e alleva i pulcini.

A differenza del maschio, la gallina ha piumaggio uniforme, non possiede una cresta evidente o vistosa e ha una struttura fisica più piccola ed esile. Sulle zampe non possiede speroni, tipici del gallo, e allo stato brado può vivere anche fino a 10-11 anni di età.

gallina

Il suo cibo preferito sono gli insetti, i semi, le larve, le lucertole e dunque è considerata un onnivoro. Non ha denti, quindi deve ingerire il cibo assieme a dei sassolini che assistono il processo digestivo e favoriscono una specie di masticazione alternativa che avviene direttamente nello stomaco.

Solitamente una gallina non vola, pur avendo le ali, ma si limita a librarsi in aria per pochi metri. Riesce, dunque, a superare una siepe o una barriera non troppo alta, ma non spiccherà mai il volo.

Nonostante la credenza popolare le attribuisca un bassissimo quoziente intellettivo, in realtà è un animale attento, arguto, dotato di ottimo spirito di osservazione. Vive in gruppi regolati da gerarchie interne molto rigide. I membri più autorevoli hanno addirittura precedenza sul cibo e possono scegliere il luogo in cui deporre le uova.

Razze di galline

La gallina presenta caratteristiche estetiche, comportamentali e funzioni diverse a seconda della razza di appartenenza. Le razze, infatti, ne definiscono principalmente dimensione, colore e forma. La classificazione più importante delle razze è quella tra:

 Razze da uova

Dalla struttura leggera, poco adipose ed dall’ampio bacino. Le uova prodotte da queste galline sono utilizzate per il consumo alimentare e non sono fertili, dunque non possono essere utilizzate per la riproduzione della specie.

Tra le razze da uova più famose ricordiamo la gallina Livornese, chiamata anche Leghorn, che a sua volta include molte varietà. Le più diffuse sono: la White Leghorn o Livornese bianca, la focata, la dorata e la fulva. Le galline livornesi si distinguono dalle altre anche per il colore delle uova che depongono.

Il guscio, infatti, è bianco, mentre le galline di altre razze depongono uova dal guscio marroncino.

gallina

Razze da carne

Si tratta di galline dalla struttura ossea molto più robusta e dai tessuti generalmente più adiposi. Sono allevate essenzialmente per la macellazione e in generale per il consumo alimentare.

Tra le razze allevate per la produzione di carne sono famose quelle di origine orientale, come la Brahma, la Shanghai e la Langsham. L’allevamento della gallina da carne può essere sia di tipo domestico che industriale.

Le nuove disposizioni europee in materia di allevamenti, hanno stabilito che le galline da carne non possono essere più tenute in ‘batterie’ poiché è essenziale garantire all’animale uno spazio sufficiente a muoversi in libertà e a condurre una vita dignitosa.

Negli ultimi anni, infine, sono sempre di più gli allevamenti di polli biologici dove le galline sono allevate al suolo e nutrite con mangimi e granaglie derivanti da coltivazioni biologiche.

Riproduzione

Sin da bambini abbiamo imparato che in primavera e in estate il gallo si accoppia con la gallina. Quest’ultima depone circa 15 uova fecondate nel suo nido e, a patto che non venga disturbata da niente e nessuno, inizia a covarle per tenerle in caldo per circa 3 settimane.  Al termine di questo periodo le uova si schiudono e i pulcini fanno capolino tra le piume della loro mamma che, in effetti, non è una semplice gallina ma prende il nome di chioccia.

GUIDA: Come si costruisce un pollaio?

La riproduzione della gallina, dunque, è ovipara, poiché sia l’incubazione che la fecondazione delle uova avviene internamente. Un dubbio ricorrente riguarda gli  organi riproduttivi della gallina e il fatto che essi siano simili a quelli dei mammiferi.

La risposta a questa domanda ovviamente è no: sia nell’aspetto che nel funzionamento gli organi riproduttivi di polli e galline sono molto semplici e rudimentali.

gallina

In seguito alla schiusa delle uova, i piccoli saranno accuditi dalla chioccia per qualche mese. In questo lasso di tempo, vivranno in simbiosi con la madre che li difenderà ed educherà alla sopravvivenza, continuando a tenerli al caldo sotto il suo piumaggio.

Curiosità: un gallo può accoppiarsi fino a 30 volte al giorno. Durante il rituale di accoppiamento, il gallo ‘balla’ attorno alla gallina prescelta e apre le ali davanti a lei girandole intorno. E se la gallina cercherà di scappare, il gallo la inseguirà tenacemente fino a che la femmina non cederà alle sue attenzioni…

Gallina ovaiola

In un anno, una gallina ovaiola può deporre mediamente 200-250 uova. Ogni uovo è composto da una parte rossa e consistente, il tuorlo, e una parte bianca e gelatinosa, l’albume, detta anche ‘bianco d’uovo’. Il tutto è ricoperto e protetto da un guscio solido fatto prevalentemente di calcare.

Se la gallina è una chioccia, il contenuto dell’uovo diventerà il nutrimento per il pulcino che si svilupperà all’interno delle uova fecondate.

PERCHÉ NON LEGGI ANCHE: Come riconoscere le uova bio? Dall’etichetta…

gallina

Le galline ovaiole vivono in media tra i 5 e gli 11 anni, arrivando a deporre una grande quantità di uova fresche. In genere la produzione subisce un calo durante i mesi più freddi o più caldi per poi riprendere a pieno ritmo in primavera e autunno.

Tra le razze di gallina ovaiola di origine italiana più produttive, ricordiamo:

  • La gallina padovana. Produce 180/220 uova di piccole dimensioni in un anno
  • La gallina livornese. E’ la gallina ovaiola più rappresentativa in quanto produce circa 300 uova all’anno di colore bianco  di discrete dimensioni.
  • La gallina Ancona. In un anno, depone 180-250 uova . Una particolarità di questa specie consiste nel piumaggio ‘picchiettato’ che le rende inconfondibili ed esteticamente apprezzabili.

gallina

Chi ha lo spazio adatto all’allevamento di una o più galline ovaiole dovrebbe pensare all’acquisto. Le galline ovaiole sono un ottimo investimento per la singola famiglia, costano poco, mangiano anche gli avanzi dei nostri pasti e producono un alimento dal valore inestimabile sotto ogni punto di vista. In questo articolo su come allevare una gallina domestica scoprirete che basta uno spazio esterno sufficiente per ospitare un paio di animali, per ridurre i rifiuti organici fino a 200 kg all’anno.

CHE IDEA! Una gallina domestica per diminuire i rifiuti di casa

Gallina ornamentale

Forse non tutti lo immaginano, ma oltre alle più comuni razze di galline c’è anche una tipologia del tutto particolare e sempre più apprezzata: la gallina ornamentale.

Il fenomeno degli allevamenti avicoli ornamentali è in netto aumento e basta fare una semplice ricerca su google per capire quanto siano gettonate le compravendite di galline di questa categoria.

Le razze avicole ornamentali sono molte, diverse per caratteristiche e atteggiamento. Ci sono galline ornamentali nane, quelle più delicate, quelle più massicce e anche galline rarissime e mansuete, allevabili come veri e propri animali da compagnia.

Tra le galline nane ricordiamo la più celebre è forse la Sebright, una delle più minuscole, il cui peso oscilla tra i 600/700 grammi.

gallina

Allevarle galline ornamentali non è difficile. L’importante è preservare la purezza della razza evitando qualsiasi tipo di ibridazione tra razze diverse. Tra le migliori razze di galline ornamentali, ricordiamo le seguenti varietà:

  • Orpington
  • Brahma
  • Araucana (o Mapuche)
  • Moroseta
  • Cemani Nera
  • Sumatra
  • Wyandotte
  • Appenzeller Barbuta
  • Koshamo
  • Cocincina Gigante
  • Phoenix
  • Bantam
  • Onagadori (bianca)
  • Faverolles

Differenza tra pollo e gallina

Quando si parla indistintamente di ‘pollo’ e ‘gallina’ si cade spesso nell’errore di usare questi termini come sinonimi per indicare lo stesso animale. In realtà esiste una netta differenza che dipende sia dallo scopo dell’allevamento, che dall’età dell’animale.

Si tratta in entrambi i casi di due volatili da cortile appartenenti alla stessa specie, ma il pollo è allevato per la produzione di carne, la gallina per la produzione di uova.

L’altra distinzione è basata sull’età degli animali e non sul sesso. Il termine pollo, infatti, è spesso utilizzato sia per indicare le femmine che i maschi anche se la definizione giusta per le femmine sarebbe ‘pollastra’ o, appunto, ‘gallina’.

APPROFONDISCI: Le cose che non vogliamo sapere su pollo e pesce

gallina

Per quanto concerne la fase di sviluppo, è bene sapere che l’appellativo di pollo e pollastra si possono usare dopo 6 mesi di vita dell’esemplare. In questa fase non vi è ancora la maturità sessuale e le femmine non sono in grado di deporre le uova. Solo dopo la prima deposizione e la prima riproduzione gallina e pollo saranno effettivamente tali.

Altre informazioni

Ecco altre guide sugli animali domestici e di compagnia che ti consigliamo per scoprire di più sulle razze, le cure e come comportarsi con loro:

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Una guida alla raccolta dei funghi, per neofiti e non

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La guida alla raccolta dei funghi per neofiti e non: quello che devi sapere per praticare in modo responsabile e senza rischi per la salute questa attività.

Con l’arrivo dell’autunno una delle attività più rilassanti ed entusiasmanti a cui ci si può dedicare di tanto in tanto è la raccolta dei funghi. Il più delle volte si traduce in una splendida occasione per passare una giornata all’aperto e assaporare il contatto con la Natura in uno dei periodi dell’anno più suggestivi per colori e profumi.

Per svolgere questa attività nella maniera corretta, è utile una sintetica guida alla raccolta dei funghi. I neofiti, in particolare modo, la potranno trovare utile.

Che abitiate in zone collinari, in aperta campagna, in città o in montagna, raggiungere un’area boschiva propizia per la ricerca dei funghi ormai non è più un’impresa ardua e non occorre essere ‘fungaioli’ esperti per cimentarsi in questa piccola missione.

Di certo occorre munirsi della giusta attrezzatura, adottare le precauzioni minime per trascorrere diverse ore in mezzo ai boschi in totale sicurezza e soprattutto conoscere e rispettare le leggi che regolamentano la raccolta dei funghi al fine di preservare l’equilibrio dell’ecosistema boschivo.

SCOPRI ANCHE LA NOSTRA GUIDA SU: Come raccogliere le castagne

Le regole da conoscere sulla raccolta dei funghi

Leggi che negli ultimi anni si sono rese necessarie per via dell’aumento del numero dei raccoglitori ‘senza scrupoli’ o inesperti che con il loro scarso senso civico e una preparazione micologica quasi assente depredavano le montagne di una quantità inverosimile di funghi (molti dei quali non commestibili).

I funghi, infatti, sono indispensabili all’equilibrio del loro ecosistema poiché aiutano le piante ad assorbire le sostanze nutritive presenti nel terreno, dunque a irrobustirsi. In questo modo la pianta produce più ossigeno e consuma una maggiore quantità di anidride carbonica, contribuendo così alla riduzione dell’effetto serra.

Inoltre sono in grado di distruggere buona parte del materiale vegetale che si deposita sul terreno, favorendo il rinnovamento arboreo e la crescita di nuove piantine. Sia i funghi commestibili che non commestibili, quindi, rappresentano una risorsa naturale preziosissima che deve essere rispettata e tutelata.

L’HAI MAI FATTA? Cos’è la silvoterapia, conosciuta anche come tree hugging

La legge del 1993 recepita da tutte le Regioni italiane è nata proprio con questo obiettivo: regolamentare la raccolta dei funghi per preservare la loro presenza su tutto il territorio nazionale. Da allora, chi si cimenta nella ricerca e raccolta dei funghi deve sapere che:

  • esiste un limite quantitativo alla raccolta giornaliera di miceti pari a 3 kg di peso per persona
  • è vietata la raccolta degli ovuli ancora chiusi
  • è vietato l’utilizzo di rastrelli o uncini
  • i funghi raccolti devono essere trasportati in contenitori rigidi e areati. L’uso di sacchetti di plastica per il trasporto non permette la diffusione delle spore fungine
  • i funghi non devono mai essere tagliati alla base rendendoli irriconoscibili
  • è vietato danneggiare intenzionalmente funghi che non saranno raccolti per il consumo domestico o la vendita
  • in quasi tutte le Regioni italiane è necessario munirsi di un permesso a pagamento di durata variabile che limita l’attività di raccolta dei funghi secondo criteri variabili all’interno delle singole aree territoriali
  • la violazione di una di queste norme è punita con multe salate e la confisca dei funghi eventualmente raccolti

Per tutte queste ragioni, prima di programmare una passeggiata nel bosco alla ricerca di funghi, è bene informarsi dettagliatamente sulle regole vigenti nella località prescelta.

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Raccolta dei funghi: alcuni consigli pratici

Ma passiamo ai consigli pratici da adottare prima di affrontare una giornata nei boschi. Ricordate che la Natura non deve essere mai sottovalutata poiché l’insidia e il pericolo sono sempre dietro l’angolo, soprattutto se non siete ‘esperti’ o assidui frequentatori dei boschi. È dunque opportuno:

  • Scegliere posti non troppo impervi o isolati.
  • Partire sempre in compagnia di un amico o un familiare.
  • Assicurarsi di essere in condizioni psico-fisiche ottimali.
  • Scegliere un abbigliamento comodo, multistrato e preferibilmente di colore neutro per non spaventare gli animali selvatici. Contrariamente a ciò che si pensa, stivali, giacche o impermeabili in tela gommata non sono adatti alle passeggiate nei boschi poiché sfavoriscono la traspirazione della pelle. Per affrontare un acquazzone improvviso meglio portarsi dietro un impermeabile e un cappello in uno zainetto, magari con un cambio di calzini e indumenti asciutti da indossare in caso di necessità. La calzatura ideale per girovagare nei boschi è uno scarpone leggero in pelle, alto fin sopra la caviglia, che possa ripararci dalle punture di insetti, dai rovi, dall’umidità e da spiacevoli incontri con serpenti e vipere.
  • Non utilizzare mai ombrelli nei boschi: in caso di temporale attirerebbero i fulmini!
  • Munirsi di telefono cellulare.

LO SAPEVI? Barefooting: i benefici di camminare scalzi

Raccolta dei funghi: gli accessori

Due accessori indispensabili per la raccolta dei funghi sono:

  • Un cestino di vimini, di dimensioni contenute, dalle pareti piuttosto alte e dotato di un manico robusto e comodo per l’impugnatura.
  • Un coltello adatto  alla raccolta dei funghi, da acquistare in coltelleria o nei negozi specializzati. L’oggetto in questione è spesso dotato di una lama particolare e una spazzola per la pulizia sommaria del fungo appena raccolto. Evitate di addentrarvi nel bosco con coltelli da cucina che, oltre ad essere pericolosi per la vostra incolumità, sono vietati dalla legge.

Oltre i consigli pratici su come affrontare una giornata nel bosco alla ricerca di funghi, la cosa più importante è, ovviamente, essere in grado di riconoscere i funghi velenosi. Le tossine contenute nelle varietà non commestibili, infatti, possono avere effetti devastanti sull’organismo, scatenare intossicazioni e reazioni allergiche molto violente e nei casi più gravi indurre perfino la morte.

Ogni anno, infatti, la cronaca italiana deve registrare decine e decine di morti per ingestione di funghi velenosi. Morti invariabilmente causate dall’imprudenza e dalla scarso livello di conoscenza di chi li raccoglie.

raccolta dei funghi

Funghi: li sapete riconoscere?

Raccolta dei funghi: attenzione a quelli velenosi

  • La prima regola da adottare in caso di dubbio sulle varietà raccolte è separare i funghi sospetti da quelli commestibili, in modo che le spore dei primi non contaminino anche gli altri funghi. Molte specie ‘buone’, purtroppo, hanno dei sosia ‘cattivi’ che possono confondere il fungaiolo non troppo esperto.
  • Non raccogliere mai i funghi quando sono troppo piccoli o ancora chiusi. Oltre che vietato dalla legge, è il modo migliore per incappare  in specie non commestibili.
  • In ogni caso, i funghi devono essere sottoposti ad una cottura di almeno 30-45 minuti che nella maggior parte dei casi neutralizza buona parte delle tossine.
  • Per essere sempre certi di quel che si porta a casa, è bene far controllare i funghi raccolti dagli ispettori del Servizio di riconoscimento micrologico attivi in tutte le Asl italiane. Il servizio è gratuito ed aperto a tutti i cittadini italiani ed è l’unico in grado di garantire la sicurezza di ciò che metteremo nel piatto…

Un ultimo, importante, consiglio ai lettori di Tuttogreen che come noi amano le tradizioni contadine e la saggezza popolare. Il momento migliore per partire alla ricerca dei funghi potrebbe essere quello suggerito dalle fasi lunari.

Dice un vecchio detto:  “Con luna crescente cesto scadente, con luna calante cesto abbondante”. Un occhio al cielo noi lo daremo…

Alcuni libri e prodotti utili in tema raccolta di funghi:

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Scoiattolo: tutto su questo piccolo mammifero

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Lo scoiattolo è un grazioso mammifero di piccole dimensioni che si caratterizza per le forme eleganti, l’agilità e il temperamento vivace e territoriale. Nei nostri boschi è molto diffuso, ma lo si incontra sempre più spesso anche in città, nei giardini e nei parchi urbani.

La sua lunga coda coperta da peli disposti a ‘penna’ è uno dei tratti caratteristici più distintivi di questo simpatico animaletto. È onnivoro, infatti si ciba di seminoci, castagne ma anche di uova di uccelli che sottrae dai nidi arrampicandosi agilmente sugli alberi.

Alcune curiosità sul comportamento degli scoiattoli che non tutti conoscono sono davvero sorprendenti.

Esattamente come altri roditori, gli incisivi degli scoiattoli non smettono mai di crescere.

 

Esattamente come altri roditori, gli incisivi degli scoiattoli non smettono mai di crescere.

Durante tutta la sua vita, uno scoiattolo può perdere più del 25% del cibo sepolto a causa di altri animali che depredano le sue scorte. In realtà il furto è un fenomeno diffuso tra membri della stessa specie, poiché si tratta di animali che tendono a comportarsi come accaparratori compulsivi.

Uno scoiattolo in fuga corre a zig-zag e mai lungo la stessa direzione. Questo consente di seminare i predatori e di non dare loro punti di riferimento.

Per confondere i ladri di cibo, lo scoiattolo spesso finge di scavare una buca nel terreno per poi ricoprirla in fretta e furia senza avervi nascosto nulla.

Il fiuto di uno scoiattolo è formidabile: riesce a trovare il cibo anche sotto 30 cm di neve. Questo gli consente di superare indenne anche i periodi più freddi, quando le riserve di cibo scarseggiano.

Aspetto e caratteristiche generali

Come abbiamo visto, lo scoiattolo è un piccolo mammifero roditore, appartenente alla famiglia degli Sciuridi.

La lunghezza media va dai 20 ai 50 cm, mentre la coda è piatta e ricoperta da un pelo folto e fitto. Gli occhi di sono grandi, neri e leggermente allungati verso le orecchie. Le zampe anteriori presentano 4 dita e quelle posteriori 5, munite di unghie acuminate che sfrutta per arrampicarsi sugli alberi dove usa costruire il suo nido.

Le specie più diffuse sono lo scoiattolo comune, quello americano e l’europeo, che si distingue per il corpo particolarmente agile e più lungo (30 cm ) con coda spesso in posizione eretta. La colorazione del suo pelo è rossastra, ma è facile osservare anche esemplari di colore nero o grigio, con ventre più chiaro.

Sapevi che… Anche gli animali si curano da soli

L’indole è piuttosto solitaria, territoriale, soprattutto durante il periodo riproduttivo. Le femmine, in particolare, difendono il territorio che usano dall’accesso di altre femmine.

Il periodo degli accoppiamenti in genere va da gennaio e giugno, mentre i piccoli vengono dati alla luce, dopo una gestazione di 3 settimane, da marzo ad agosto.

Quando la disponibilità di cibo è abbondante e continua, le femmine possono partorire due volte all’anno, mentre in condizioni scarsa nutrizione l’attività riproduttiva può addirittura essere sospesa.

 

Purtroppo, solo il 20-40% dei piccoli sopravvive alle insidie della natura durante il primo anno di vita. Molto dipende dalla possibilità di trovare un luogo dove insediarsi e alla presenza di altri scoiattoli o animali predatori. Una volta stanziati, però, condurranno una vita lunga e serena e aiuteranno a mantenere il loro habitat dinamico.

Quali sono: Le condizioni degli animali in città secondo Legambiente

Ogni scoiattolo costruisce un nido sferico di 25-45 cm di diametro, in genere sulla biforcazione dei rami di un albero. Di solito il materiale utilizzato è ciò che si trova più facilmente nel bosco: rametti, foglie secche e pezzetti di corteccia. L’interno del nido viene rivestito con muschio, cortecce e foglie, in modo che sia ben coibentato e impermeabilizzato in caso di freddo o pioggia.

Se necessario, lo scoiattolo può stabilirsi temporaneamente anche nelle cavità degli alberi a condizione che non ci sia il pericolo che il rifugio possa essere occupato da altri animali.

Alimentazione

Gli scoiattoli sono roditori che mangiano un po’ tutto quello che si trova nei boschi. Il cibo preferito sono semi e frutti, ma anche funghi, insetti e licheni che trovano su tronchi e foglie.

Come noto, lo scoiattolo è ghiotto di noci e nocciole, ma non resiste alla tentazione di sottrarre dai nidi degli uccelli piccole uova che poi consuma nel corso dell’anno. Il cibo raccolto viene immagazzinato nelle cavità degli alberi oppure in buche scavate per interrare le provviste.

Scoiattolo comune

Il suo nome scientifico è Sciurus vulgaris, che identifica la specie forse più diffusa nei boschi europei. Gli esemplari di questa specie sono lunghi circa 25 cm, con una lunga coda di ulteriori 20 cm.

Il colore predominante è rosso-bruno oppure grigio scuro. Zampe e ventre sono quasi sempre più chiari. Sulle punte delle orecchie si può apprezzare un ciuffo di peli che lo distingue da altre specie.

Nelle belle giornate è sempre attivo. Lo si vede correre sugli alberi e spiccare balzi da una cima all’altra. Per rimanere in equilibrio durante queste evoluzioni si serve proprio della coda.

scoiattolo

In Italia è presente in tutte le regioni, in particolare in Campania. Predilige le foreste asciutte e ombrose con alberi ad alto fusto.

Nei parchi e nei giardini diventa dannoso poiché divora germogli, fiori, foglie e gemme, sopratutto in primavera.

Durante l’inverno alterna periodi di sonno profondo a momenti di limitata attività, e si sveglia per mangiare un po’ e procurarsi qualche scorta in più. Il suo più acerrimo nemico è la martora, che gli contende il primato di grande arrampicatore.

Scopri come… Proteggere gli animali dal freddo

Scoiattolo americano

Negli Stati Uniti è stanziata una specie di scoiattolo grigio di origine orientale chiamata Sciurus carolinensis, che abita gran parte di parchi urbani. Il suo mantello presenta tipiche striature colore grigio-bruno e il corpo è decisamente più robusto e possente di uno scoiattolo comune.

Un’altro tipo di scoiattolo americano è  quello rosso, il Tamiasciurus hudsonicus, noto per il grido acuto che emette quando è disturbato. Più piccolo del grigio, vive essenzialmente nelle foreste, anche se si adatta a costruire la tana in qualsiasi riparo, anche vicino alle case, sotto le pietre e il legname accatastato.  Scava perfino gallerie sottoterra o sotto la neve, usate anche da altri animali.

scoiattolo

 

Scoiattolo volante

Noto anche come Petaurista elegans, lo scoiattolo volante è originario del Nepal e del sud-est malese, ma alcuni esemplari sono presenti anche in Vietnam, Sumatra, Giava e Borneo. Questo particolarissimo roditore appartiene alla famiglia degli Pteromini che comprende ben 44 specie di scoiattoli volanti.

Le sue dimensioni si aggirano tra ai 30-45 cm e la coda è lunga fino a 60 cm.  Per questa ragione è considerato uno scoiattolo gigante, ottimo arrampicatore e piuttosto notturno poiché preferisce attendere che calino le tenebre per mettersi alla ricerca di cibo.

Lo scoiattolo volante vive generalmente nelle foreste temperate e nidifica sugli alberi a 15/20 metri di altezza. In primavera scende di quota per la sfruttare la possibilità di procurarsi più cibo. La sua dieta è composta principalmente da frutti di bosco, noci, foglie e germogli.

scoiattolo

Il nome, però, non deve trarre in inganno: non si tratta di un mammifero in grado di volare, ma capace di spiccare voli molto lunghi e planate notevoli da albero ad albero.

Basti pensare che in condizioni ideali e con vento a favore, questo scoiattolo può planare anche per 90 metri prima di toccare terra.

Tutto questo è possibile grazie ad una membrana estendibile che l’animale dispiega allargando contemporaneamente le zampe anteriori e posteriori.

Letargo

Lo scoiattolo è molto attivo durante il giorno e, contrariamente alla convinzione comune, non cade in letargo in inverno.

Si limita ad alternare periodi di sonno prolungato a periodi di modesta attività per la ricerca e il consumo di cibo.

La sua mobilità diurna varia in base alla disponibilità di cibo, ma generalmente esce dal nido all’alba per farvi ritorno nel tardo pomeriggio o a sera.

Altre informazioni

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Come fare le melanzane sott’olio fatte: la guida per tutti

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Eccovi la nostra ricetta su come fare le melanzane sott’olio per preparare questa fantastica conserva in casa in modo facile e veloce.

Melanzane sott’olio: oltre che buone, versatili e poco costose, le melanzane rappresentano un ‘must’ nelle cucine del Sud, apprezzato sulle tavole degli italiani lungo tutto lo Stivale. Ma sapete come fare le melanzane sott’olio? Ecco i segreti di una delle ricette con melanzane più popolari.

Ma prima premettiamo che la conservazione sott’olio di ortaggi e verdure è anche uno dei metodi più collaudati per prolungare la vita degli alimenti, conservandone tutta la freschezza, e per gustarli in ogni periodo dell’anno.

Abbiamo già parlato delle tecniche di conservazione domestica in una mini-guida dedicata all’argomento e abbiamo visto che l’olio extravergine di oliva si presta molto bene alla conservazione di tanti altri alimenti, come cipolline, peperoni, funghi e ortaggi che così preparati diventano dei saporitissimi contorni sempre pronti all’uso.

Melanzane sott’olio fatte in casa: gli ingredienti necessari

Per preparare delle melanzane sott’olio perfette, in maniera semplice e rapida, gli ingredienti che vi occorrono sono davvero pochi e di facile reperibilità. Ecco le quantità esatte per 2 vasetti da 500 grammi ciascuno:

  •  1,5 litri di aceto di vino bianco
  • sale, menta e basilico quanto basta
  • 2 kg di melanzane, meglio la varietà violacea e lunga
  • 3 spicchi di aglio
  • olio extravergine di oliva

Vediamo ora la preparazione passo per passo di questa conserva.

Melanzane sott’olio: la preparazione

Una volta elencati gli ingredienti, eccovi spiegato il procedimento su come fare le melanzane sott’olio fatte in casa. La fase più laboriosa e importante di questa ricetta riguarda proprio la preparazione delle melanzane che, una volta lavate e asciugate con cura, dovranno essere tagliate a fettine spesse mezzo centimetro e lunghe circa uno.

In pratica dovrete ottenere delle fettine di larghezza media.

L’operazione successiva sarà quella della salatura per strati delle melanzane così tagliate che permetterà la fuoriuscita dell’acqua di vegetazione (e con essa del tipico sapore amarognolo) dall’ortaggio.

Come fare le melanzane sott'olio:

Come fare le melanzane sott’olio: tecniche e segreti

Disponete un primo strato di melanzane in una ciotola e cospargete di sale fino. Procedete allo stesso modo fino alla fine avendo cura di pressare con le mani gli strati. Perché il risultato finale sia perfetto, lasciate riposare per una notte riponendo la ciotola in frigorifero.

Al mattino seguente sciacquate le melanzane sotto l’acqua corrente, strizzatele energicamente e disponetele su un canovaccio pulito dove lascerete riposare per circa mezz’ora.

Nel frattempo fate bollire in una pentola sufficientemente ampia l’aceto dove immergerete le melanzane per 4/5 minuti dalla ripresa del bollore. Trascorso questo tempo, scolate le melanzane, strizzatele nuovamente e disponetele su dei canovacci puliti e asciutti per almeno 2 ore.

melanzane sott'olio

Melanzane sott’olio: ottime sul pane per una saporita bruschetta, come le melanzane grigliate del resto.

A questo punto è tutto pronto per iniziare a riempire i vasetti di vetro che devono essere adeguatamente sterilizzati per almeno 30 minuti in acqua bollente, tappi compresi.

Una volta asciutti, procedete con un primo strato di aglio spezzettato, menta, basilico e olio a riempire il fondo, e iniziate a invasare le melanzane pressandole molto bene. Da questo momento in poi ogni strato dovrà seguire lo stesso procedimento: strato di melanzane, qualche fettina di aglio, menta, basilico e olio.

Coprire l’ultimo strato con abbondante olio extravergine di oliva, posizionate un ‘pressello’ per pigiare bene e chiudete il vasetto. Lasciate riposare per una notte in un luogo buio, fresco e asciutto e il giorno dopo controllate che il livello di olio non si sia abbassato; nel caso le melanzane affiorassero, rabboccate con dell’altro olio.

Qualche suggerimento ulteriore

Per godere a pieno di tutta la bontà delle vostre melanzane sott’olio, il trucco è aspettare almeno un mese prima di consumarle e, una volta aperto, riporre il vasetto in frigorifero controllando sempre che il livello dell’olio sia sufficientemente alto.

Come fare le melanzane sott’olio fatte in casa

Come fare le melanzane sott’olio fatte in casa: E’ importante scegliere verdure di stagione e fresche per poi conservarne l’aroma e il sapore nei mesi invernali.

I vostri barattoli di melanzane sott’olio possono essere conservati per un intero anno e utilizzati per dar vita a innumerevoli ricette, tutte sfiziose e dal sapore robusto e deciso.

Provatele sui crostini di pane o da sole, come antipasto o contorno mediterraneo: il loro gusto rotondo e fresco vi conquisterà!

Eccovi altre ricette con melanzane:

Se la nostra ricetta su come fare le melanzane sott’olio fatte in casa vi è piaciuta, vi consigliamo di leggere  anche queste ricette per preparare altre conserve fatte in casa:

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Cani da caccia: quali sono le caratteristiche, le razze migliori e le categorie

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I cani da caccia rappresentano un nutrito gruppo di razze di cani selezionate per supportare l’uomo nell’attività venatoria. In generale, si tratta di cani forti, veloci, instancabili, dotati di un olfatto formidabile. Il lavoro di selezione e affinamento di questi cani è finalizzato ad esaltare alcune peculiarità fisiche e caratteriali al fine di renderli più adatti a un certo tipo di caccia piuttosto che a un altro.

Nel corso degli anni, infine, alcuni cani da caccia sono stati impiegati sempre meno nell’attività venatoria andando a ricoprire ruoli e mansioni diversi.

Ci sono cani da salvataggio, cani per la pet therapy, cani da cani da guardia e quelli semplicemente da compagnia. Conosciamoli meglio e scopriamo tutto quel che c’è da sapere su questi straordinari amici a quattro zampe.

Cure, peculiarità e carattere

Le varie razze di cani addestrate per la caccia hanno avuto, per l’uomo, un ruolo e un’importanza fondamentale e per questo è il gruppo di gran lunga più numeroso. Se ne trovano di tutte le taglie e carattere, dai cani grandi, che possono correre veloci dietro alla preda, a quelli piccoli e bassi, adatti a stanare la selvaggina intrufolandosi nelle tane.

I cani da caccia che conosciamo oggi sono il risultato di una lunghissima selezione genetica e di un lavoro di affinamento durato millenni.

Oggi, possiamo distinguerli da tutti gli altri tipi di cani per l’eccezionale olfatto di cui sono dotati. Si tratta di animali instancabili, sempre in movimento, iperattivi, che un po’ come le razze da lavoro, hanno bisogno di un’adeguata cura, disciplina e alimentazione, soprattutto durante la stagione venatoria, quando lo sforzo fisico diventa più intenso.

Alimentazione

In tal senso, il consumo di cibi ad alto apporto energetico e calorico è indispensabile per sostenere il lavoro musco-scheletrico che l’animale deve sostenere e mantenere inalterato il peso corporeo.

Oltre l’alimentazione dei cani, la cura e il movimento devono essere sempre rigorosi, per non dire perfetti. Hanno bisogno di giocare con il padrone, correre e fare lunghe passeggiate ogni giorno.

cani da caccia

Cura

Non necessitano di lavaggi frequenti a meno che le circostanze non richiedano una buona toeletta. In tutti gli altri casi, potrebbero contrarre fastidiose dermatiti.

Per la pulizia, dunque, il consiglio è di attenersi alle indicazioni del veterinario e utilizzare solo prodotti specifici.

Carattere

Dal punto di vista caratteriale, sono animali molto emotivi. Tendono ad essere ansiosi e a soffrire moltissimo l’assenza del padrone, con il quale instaurano un legame profondo e viscerale.

In alcuni casi, questo legame assume le connotazioni di una vera e proprio dipendenza fisica e affettiva che deve essere ben gestita per evitare che il nostro amico cada in depressione.

cani da caccia

La longevità varia a seconda della taglia e della specifica razza. La vita media oscilla tra gli 8-15 anni.

In generale, i cani da caccia più longevi sono il Golden Retriever (10-12 anni), il Beagle (12 e 15 anni) e il Deerhound (8 e 10 anni).

Si tratta di animali da temperamento mite e di indole docile, cani che non abbaiano o lo fanno poco, affettuosi, coccoloni e protettivi nei confronti della loro famiglia, specie con i bambini.

Cani da caccia: razze e categorie

La FCI (Fédération Cynologique International) ha individuato alcune categorie che distinguono i cani da caccia in base alle abilità che dimostrano di possedere e alle funzioni per cui sono destinati. Ecco le principali, distinte per le principali tipologie.

Cani da ferma

Sono quei cani che una volta individuata la preda si bloccano in punta per indicarne la posizione al cacciatore. Sono stati selezionati soprattutto per la caccia della selvaggina da penna. 

Sono selezionate quelle razze con l’odorato molto sviluppato. Il loro modo di agire è di restare a naso alto controvento per individuare la preda, restando immobili con la zampa anteriore sollevata verso l’odore. In genere sono sempre davanti al cacciatore, con cui mantengono un contatto visivo, ma sono in grado di ‘sentire’ una preda in una zona molto ampia.

A questo gruppo appartengono due tipologie, quelli continentali e quelli britannici.

Razze da ferma britanniche:

I cani da ferma continentali (che comprendono sia quelli italiani che i tedeschi e francesi).

Razze da ferma francesi:

  • Bracco d’Ariege, bracco d’Auvergne, bracco del Bourbonnais, bracco di Burgos
  • Bracco di Gascogne, bracco Saint Germain e bracco dei Pirenei
  • Epagneul Breton
  • Epagneul de Pont-Audemer, Epagneul français, Epagneul Picard, Epagneul bleue de Picardie

Razze da ferma italiane:

Razze da ferma tedesche a pelo corto:

Segugi o cani da seguita

Scovano la traccia fresca, e poi abbaiando inseguono e braccano la preda, fino a spingerla verso il cacciatore abbaiando, danno cioè voce alla “canizza” senza vedere il selvatico. Si tratta di specie adatte alla caccia degli animali da pelo (lepri e ungulati).

Fanno parte di questa categoria numerosi cani francesi:

  • Anglo-français de petite venerie e Grand Anglo-français blanc et noir, Grand Anglo-français blanc et orange
  • Ariegeois
  • Basset bleu de Gascoigne e Petit bleu de Gascoigne
  • Bassett Artesian Normand, Bassett Fauve de Bretagne, Griffon Fauve de Bretagne e Grand Bassett Fauve de Bretagne
  • Briquet Griffon Vendeen
  • Chien d’Artois
  • Chien de Saint Hubert
  • Français noir et blanc, Français noir et orange, Français Tricouleur
  • Gascon Saintongeois
  • Gonczy Polski e Polski
  • Grand Anglo-Français noir et orange, Grand Anglo-Français noir et blanc et Grand Anglo-Français Tricouleur
  • Grand Bassett Griffon Vendeen, Petit Bassett Griffon Vendeen e Grand Griffon Vendeen
  • Grand bleu de Gascoigne e Griffon bleue de Gascoigne
  • Griffon Nivernais
  • Poitevin
  • Porcelaine

Poi ci sono le razze inglesi:

E quelle continentalui e spagnole:

  • Gonczy Polski e Polski
  • Haldenstovare, Hamilton Stovare e Schiller Stovare
  • Hyghenhund
  • Otterhund
  • Sabueso Espagnol
  • Segugio svizzero e Piccolo Segugio svizzero, Segugio austriaco nero focato
  • Segugio della Bosnia a pelo duro, Segugio della Stiria a pelo ruvido e segugio della Westfalia, Segugio della Transilvania
  • Segugio dell’Istria a pelo duro e a pelo raso, Segugio ellenico

In Italia sono presenti i segugi a pelo raso e a pelo forte, dalla colorazione del mantello rossiccia (sauri).
Nel Nord Italia è presente un segugio autoctono molto robusto e adatto alla caccia, anche se un po’ meno bello del tradizionale italiano.

cani da caccia

Cani da tana

Sono cani piccoli, ma molto forti, che hanno le zampe corte e il muso lungo e affusolato. Sono perfetti per introdursi nelle tane degli animali selvatici, come lepri e conigli, al fine di stanarli a favore del cacciatore.

Tra questi trovate i Terrier, come i classici cani per la caccia alla volpe (il Fox Terrier), piccoli e astuti, che vengono utilizzati sia per allontanare gli animali dalle loro tane, che più in generale per catturare i piccoli mammiferi “nocivi”, come topi e ratti, ed i  Bassotti.

Questo gruppo è stato selezionato per sfruttare l’agilità che li rende abili ad inseguire i piccoli mammiferi nei terreni aperti, ma anche i segugi nella ricerca della preda, e coraggiosi, per potersi confrontare con il selvatico,

Esempi tipici di cani da tana sono:

Cani da traccia, segugi e cani da pista di sangue

Grazie al loro raffinatissimo olfatto, seguono le tracce di sangue delle prede ferite e sono specializzati nella ricognizione e riporto di questo tipo di selvaggina. Poiché non fermano la cerca, vanno tenuti in uno spazio ristretto in cui la preda sia a portata di tiro.

Sono cani di taglia media o grande, adatti alla corsa veloce, forti e abili.

Si dividono in cani da acqua, che ritrovano la preda nell’acqua, e cani da pista di sangue, che seguono le tracce lasciate dall’animale ferito.

Cani da pista di sangue

Cani da acqua

  • American Water Spaniel
  • Barbet
  • Cao de agua
  • Irish Water Spaniel
  • Lagotto romagnolo
  • Perro de agua espagnol
  • Spaniel olandese

Cani da cerca

La loro prerogativa è di non fermarsi all’arrivo della preda ma continuare nell’inseguimento, abbaiando all’impazzata per avvisare il cacciatore e spaventare la preda.

Una volta che la trovano, le si avvicinano in modo che questa si alzi e scappi. Questo rende più facile al cacciatore abbatterla. A differenza del cane da punta, non aspetteranno il padrone per andare dietro all’animale. Si tratta quindi di un tipo di caccia molto più veloce e faticosa.

Sono specializzati sopratutto nella caccia di selvaggina migratoria.

A questa categoria possono ascriversi razze di cani da caccia come:

Cani da riporto

Sono specializzati nel recupero della selvaggina abbattuta. I migliori rappresentanti di questo gruppo si chiamano tutti retriever, un termine inglese che significa riportare.

Sono spesso cani grandi, dalla bocca ‘soffice’ per non rovinare la preda. Ottimi nuotatori, hanno spesso un mantello molto idrorepellente.

Esistono razze di cani con una particolare predisposizione per il riporto, ma tutti devono essere opportunamente addestrati, perché d’istinto, cercano e uccidono la selvaggina, per cibarsene.

Cani da caccia italiani

In italia l‘ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) riconosce 16 razze di cani autoctone, di cui 8 sono state selezionate specificatamente per la caccia e l’attività venatoria. Ecco quali:

  • Segugio maremmano (caccia al cinghiale). Cane da seguita dal forte temperamento, sicuro, prudente tenace nell’inseguimento. Caccia sia da solo che in muta.
  • Bracco italiano (cane da caccia e da ferma). Resistente ed adatto a qualsiasi tipo di caccia. È un animale dal temperamento fermo, serio, docile e molto intelligente.
  • Segugio italiano a pelo forte (caccia alla lepre e al cinghiale).
  • Cirneco dell’Etna (caccia, in particolare al coniglio selvatico). Cerca e scova in qualsiasi ambiente. Si tratta di un cane prevalentemente da cerca.

cani da caccia

  • Segugio dell’Appennino. Si tratta di uno scovatore abile e scaltro, grande inseguitore. Il suo ambiente ideale è  la montagna dove vive in simbiosi perfetta con il suo padrone. Dotato di un temperamento forte, ha una straordinaria passione per la caccia.
  • Lagotto romagnolo (cane da tartufo). Docile, sveglio, coccolone e molto legato al padrone. Facile da addestrare, si rivela anche un perfetto cane da compagnia ma nell’attività venatoria svela la sua abilità di eccellente avvisatore.
  • Segugio italiano a pelo raso (caccia alla lepre e al cinghiale).
  • Spinone italiano (cane da caccia, da ferma). Socievole, docile e paziente, mostra una resistenza senza eguali alla fatica, penetra rovi e si getta senza paura nell’acqua fredda. È un inseguitore veloce, instancabile e un ottimo riportatore.

cani da caccia

L’attività venatoria in Italia è regolamentata dalla legge n. 157 del 17 febbraio 1992.

C’è da dire che nel nostro paese l’attività venatoria è una pratica in lento declino. Il numero dei cacciatori, fortunatamente, diminuisce ogni anno, mentre aumenta l’età media di chi ancora la pratica.

Altre informazioni

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Basilico: i segreti di una pianta aromatica molto diffusa e apprezzata

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Basilico: scopriamo le proprietà e gli impieghi di una pianta facile da coltivare e curare, che è ottima non solo in cucina ma efficace anche in fitoterapia e aromaterapia.

Preziosissimo alleato in cucina ed altrettanto utilizzato in fitoterapia, il basilico (ocimum basilicum) è una pianta erbacea annuale appartenente alle lamiaceae, importata dall’Asia e dell’Africa e coltivata ovunque.

È considerata una pianta aromatica per via del caratteristico profumo delle sue foglie, che a seconda delle varietà può risultare più o meno intenso.

Un po’ di storia…

Il suo nome deriva dal greco basileus che significa ‘re’ ed infatti in latino basilicum è ciò che è ‘regale’.

Sin dai tempi degli antichi Romani, il basilico era considerato una pianta magica e sacra a Venere. Per essere raccolto, infatti, non doveva essere reciso con strumenti di ferro perché il metallo lo avrebbe ‘inquinato’ e annullato le proprietà.

Lo stesso Plinio era convinto che i semi del basilico fossero potenti afrodisiaci.

Tipi di basilico

Tra le 40 varietà il più tipico, che ha ricevuto addirittura il marchio DOP, è quello ligure e la varietà più pregiata è quella genovese della zona di Prà, tipica della ricetta del pesto alla genovese. Le foglie vanno aggiunte intere perché tendono subito ad annerirsi ed è meglio non cuocerlo ma aggiungerlo a fine cottura.

la più misteriosa è il basilico rosso. Secondo uno studio del 1991, pubblicato sull’Indian Journal of Pharmacology, il basilico rosso è migliore anche del rinomato ginseng in casi di stress e nervosismo. Ha un profumo misto di fiori, garofano ed anice.

Basilico greco 

La varietà indiana (minimum basilicum) dalle foglie molto piccole, che si raggruppano a mazzetti, è quella che si presta ad essere essiccata. Viene detto anche greco o ‘compatto a palla’ per via della forma sferica che assume crescendo. Varietà molto aromatica, è usato sia in cucina che come pianta ornamentale.

Basilico rosso

Si differenzia per il colore viola delle foglie, il profumo intenso, un misto di fiori, garofano ed anice, ed un sapore particolare.

Il basilico rosso (ocimum basilicum) è una varietà del sud-est asiatico, può essere coltivato anche in Italia, purché adeguatamente protetto d’inverno, perché ha bisogno di temperature comprese di 20-25 °C e notti miti.

Si usa molto nella cucina indiana, come base per il curry rosso e accompagna sia pesce che carne.

Secondo uno studio del 1991, pubblicato sull’Indian Journal of Pharmacology, il basilico rosso è migliore anche del ginseng in casi di stress e nervosismo.

Basilico indiano

La varietà indiana detta Tulsi o basilico sacro (ocmum tenuifolie) dalle foglie molto larghe è usata in cucina per via del suo caratteristico e marcato profumo.

Ma è anche considerata sacra dalla tradizione hindu. Identifica la sposa di Vishnu, e simboleggia la bellezza e la fertilità e schiude le porte del cielo, per cui viene posto sui morti e coltivato per questo motivo in casa e in giardino.

Le proprietà

Al di là dei suoi impieghi culinari, è una pianta dalle molteplici virtù benefiche e curative utili nella cura di diverse patologie. Foglie e radici del basilico, infatti, sono ricche di grassi vegetali, proteine, fibre, zuccheri, sali minerali quali ferro, magnesio, potassio, fosforo, calcio, sodio, rame, zinco, manganese e selenio, vitamine del gruppo A, B, C, E e K, beta-carotenegrassi acidi e omega-3 e aminoacidi quali leucina, triptofano, lisina e cistina.

Recentemente, invece, è stato dimostrato scientificamente che la sua assunzione in pillole o a crudo è efficace nella cura dei dolori articolari e l’artrite, delle infiammazioni dell’apparato respiratorio e di diverse malattie della pelle grazie all’eugenolo.

Il suo impiego, inoltre, è consigliato per stimolare l’intestino pigro e i dolori, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, inoltre favorisce la digestione e rafforzare il sistema nervoso. Non da ultimo, il basilico è in grado di aumentare la produzione di latte materno e alleviare gli stati d’ansia.

Il beta-carotene e il magnesio rafforzano l’apparato cardiocircolatorio diminuendo il rischio di irregolarità del battito

L’olio essenziale ha proprietà antibatteriche per cui può essere usato sulle punture di insetti per limitare il prurito. Assunto durante l’allattamento, aumenta la produzione di latte.

La tisana o l’infuso di basilico rafforzano il sistema nervoso e riducono lo stress e il nervosismo, e agiscono perfino sull’insonnia.

Basilico essiccato

Quando viene essiccato, perde completamente il suo sapore lasciando un debole profumo di fieno. Può comunque essere essiccato per essere conservato per lungo tempo e per fare delle infusioni o aggiunto a sughi e passata di pomodoro.

Usi in cosmetica e fitoterapia

In erboristeria, del basilico viene utilizzato soprattutto il suo olio essenziale ricco di estragolo per la sua azione antielmintica e tonificante, le parti aeree essiccate o fresche che si possono assumere sotto forma di tisane o infusi per le loro proprietà digestive, ma anche per combattere i radicali liberi e ritardare l’invecchiamento cellulare.

Da considerare un vero e proprio tonico per la pelle; ne bastano 20 gocce di olio essenziale nell’acqua della vasca da bagno per rinvigorire il corpo.

La tisana o l’infuso di basilico rafforzano il sistema nervoso e riducono lo stress e il nervosismo, e agiscono perfino sull’insonnia.

Lozione dopo shampoo

Una lozione da massaggiare sul cuoio capelluto dopo lo shampoo, fatta macerando 150 gr di foglie fresche di basilico in 1 l d’acqua aiuta a combattere la caduta dei capelli e lalopecia.

Infuso antistress

Un elisir per l’eterna giovinezza? Fate riposare 1 cucchiaio di foglie di basilico fresche in 250 ml di acqua per 10 minuti e consumate una tazza subito dopo i pasti per 3 volte al giorno.

Ricette col basilico

È un ingrediente della cucina naturale che si presta a svariate ricette e preparazioni tipiche della cucina mediterranea, prima fra tutti la ricetta del pesto alla genovese che di recente ha acquisito la denominazione di origine protetta.

basilico

Basilico crudo

Per godere di tutte le proprietà organolettiche va aggiunto alle pietanze fresco. Se colto prima della fioritura si può congelare a foglie intere per non annerirle e si conserva per lungo tempo.

Coltivazione del basilico

Vi rimandiamo alle nostre utili guide sulla coltivazione delle erbe aromatiche nell’orto e in vaso, e in particolare alla scheda cu come coltivare il basilico.

Controindicazioni

Non sono noti effetti collaterali legati all’uso del basilico. Se siete incinta è meglio evitare di assumerlo. Invece, favorendo la produzione di latte, è perfetto durante l’allattamento.

Dato il suo potere stimolante e antidepressivo, è meglio non utilizzarlo se si soffre di epilessia e accertarsi di non essere allergici ai suoi principi attivi. È bene sempre rivolgersi al proprio medico.

Basilico cancerogeno o no?

Recenti studi sui ratti hanno scoperto come due sostanze presenti nel basilico (il metileugenolo l’estragolo, presenti al 23–88% negli oli essenziali), possano essere cancerogene, sebbene non se ne conoscano ancora gli effetti sull’uomo e sia necessaria comunque un’elevata quantità perché possa in effetti considerarsi pericoloso. Sembra comunque che in combinazione con altri alimenti l’effetto cancerogeno venga ridotto o addirittura annullato.

Altre informazioni

Potrebbero interessarvi altre informazioni sulle erbe aromatiche da usare in cucina e per la cura della persona e della salute. Guardate le nostre schede:

Potreste trovare utili questi prodotti e libri che ne parlano:

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Polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico: la ricetta facile

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Ecco la nostra ricetta delle polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico. Un secondo sfizioso adatto ai vegani e ai vegetariani, che piacerà a tutti. Potete anche aggiungerle all pasta per fare un piatto unico super-calorico ma decisamente gustoso.

Polpette vegetariane: un secondo vegetariano ‘facile facile’, capace di fare felici i palati dei vostri ospiti? Provate con le polpettine al sugo di pomodoro e basilico fatte con ingredienti semplici e naturali! Il tempo di preparazione di questa ricetta vegetariana è di circa 30 minuti ed il risultato sarà sicuramente gradito da grandi e piccini.

Preparazione 20 minuti
Cottura 10 minuti
Tempo totale 30 minuti
Dosi per 4 persone
Calorie 260 kcal

Ingredienti per Polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico

  • 400 grammi di patate
  • 300 grammi di spinaci
  • 100 grammi di piselli
  • 1 di cipolla
  • 1 di carota
  • 100 ml di latte vegetale
  • 100 grammi di grana padano (NB: si può usare formaggio grana con caglio vegetale)
  • 350 grammi di passata di pomodoro
  • 1 pizzico di basilico essiccato
  • 1/2 cucchiaino di paprika

Preparazione

  1. Lavate le patate e lessatatele in acqua salata. Riducete le patate in purea e incorporate i vostri spinaci precedentemente lessati, salati e strizzati. Suggerimento: potete utilizzare l’acqua di cottura degli spinaci anche per cuocere i piselli per 5 minuti.

  2. In una padella antiaderente fate scaldare dell’olio extravergine di oliva e preparate il soffritto con la cipolla e la carota

  3. Fate saltare qui l’amalgama di spinaci e patate, unite i piselli e pepate continuando a mescolare per circa 3 minuti. Al composto ottenuto aggiungete il grana, il latte e amalgamando bene il tutto.

  4. Dopo aver preparato le polpettine lavorandole per bene con le mani, fate cuocere la salsa di pomodoro con il basilico essiccato e utilizzatela come fondo per guarnire il piatto.

  5. Friggete nell’olio di semi le polpette ottenute e dopo averle scolate disponetele sul letto di sugo guarnendo con paprika e qualche foglia di basilico fresco.

Il vostro secondo vegetariano è pronto da portare in tavola! Un piatto buonissimo e salutare, quello delle polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico, che soddisferà i commensali più esigenti.

Polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico

Ecco il risultato finale con le vostre polpette vegetariane al sugo di pomodoro e basilico pronte da essere servite.

Volete tutte le ricette più gustose per fare le polpette senza carne? Eccole!

A proposito di verdure ripiene, eccovi anche tutte le altre nostre ricette:

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Scopriamo come conservare le erbe aromatiche con la guida pratica

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Sapete come conservare le erbe aromatiche durante l’anno? Ecco alcuni metodi naturali che preservano il gusto e l’aroma delle piante fresche molto a lungo.

Abbiamo visto che uno dei metodi naturali migliori per conservare le erbe aromatiche e mantenerne il sapore, il colore e l’aspetto inalterato nel tempo è l’essiccazione.

Si tratta di un procedimento low cost e semplice da riprodurre in casa. Consente di ottenere ottimi risultati in tempi relativamente brevi, ma per chi di noi non avesse lo spazio (o la pazienza!) necessarie, esistono altri metodi per conservare le erbe aromatiche in modo altrettanto efficace.

Potrete così utilizzare le vostre aromatiche preferite durante tutto il corso dell’anno. Vediamone insieme alcuni.

Come conservare le erbe aromatiche: tutte le tecniche e i suggerimenti

Eccovi elencati di seguito i procedimenti principali che potrete seguire per la conservazione delle vostre erbe aromatiche con i pro e contro di ciascuno.

Leggi anche: Come essiccare le erbe aromatiche

Come conservare le erbe aromatiche con il congelamento

Optare per questo metodo significa operare una selezione ben precisa delle erbe da conservare poiché non tutte le aromatiche si prestano ad essere congelate. Quelle più adatte sono le erbe a stelo morbido come il basilico, il dragoncello, l’erba cipollina e il levistico.

Dopo averle lavate con cura e asciugate delicatamente con un canovaccio pulito, staccate le foglie o in singoli rametti dallo stelo principale e disponete le erbe in un contenitore o in un sacchetto da freezer. Etichettate, datate e riponete nel congelatore.

Consumate preferibilmente entro tre mesi dalla data di congelamento, le vostre erbe manterranno intatto tutto il loro profumo e sapore. In molti casi le aromatiche possono essere congelate direttamente in vaschette per il ghiaccio, sotto forma di cubetti (1/3 di erbe per 2/3 di acqua) oppure di emulsione a base di olio extravergine d’oliva (olio al basilico pronto all’uso).

Come conservare le erbe aromatiche sott’olio

A patto che l’olio sia di ottima qualità e che il luogo in cui le riporrete sia fresco e al buio, la conservazione sott’olio vi garantirà un buona riserva di olio aromatizzato per almeno sei mesi. In questo caso il consiglio è di non separare le foglie dai rametti ma di riporre gli steli della pianta direttamente in un vasetto o in una bottiglia, bella anche da esporre in cucina.

Quello che otterrete nel giro di qualche settimana è un olio profumato che potrete utilizzare per insaporire e aromatizzare i vostri piatti preferiti e le insalate.

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Come conservare le erbe aromatiche sotto sale

Il sale grosso non è solo un ottimo conservante per le erbe aromatiche ma anche uno degli ingredienti-base per la preparazione di un insaporitore alle erbe genuino e naturale.

L’alternativa fatta in casa al dado o agli insaporitori commerciali che troviamo sul banco del supermercato – per intenderci – ma assolutamente digeribile, senza conservanti e decisamente più economico! Per farne una bella scorta vi occorreranno:

  • 250 gr di prezzemolo
  • 150 gr di basilico
  • 100 gr di salvia
  • 100 gr di rosmarino
  • 50 gr di timo
  • 30 gr di erba cipollina
  • 3 peperoncini rossi essiccati
  • 2 kg di sale grosso

Preparazione. Lavate e sminuzzate accuratamente le erbe (al coltello), e unitele in una terrina con il sale grosso. Una volta amalgamato bene il tutto conservate in barattoli ermetici e riponete in un luogo fresco e asciutto.

In alternativa è possibile conservare sotto sale le erbe intere disponendole a strati in un contenitore di vetro e alternando gli strati di erbe a quelli di sale. E’ un’ottima base per i soffritti.

Come conservare le erbe aromatiche

Come conservare le erbe aromatiche: seguite i nostri consigli

SPECIALE:

Come conservare le erbe aromatiche sott’aceto

Le erbe aromatiche che meglio si prestano a questo tipo di conservazione sono il basilico, l’alloro, l’origano, la maggiorana, il timo, l’erba cipollina, l’aneto, la menta, il prezzemolo e la salvia.

Lavate con cura le vostre erbette, scolatele e lasciatele asciugare su un panno ben distanziate tra loro.

Dopo un paio di ore, quando l’umidità sarà quasi del tutto evaporata, sfregatele leggermente per sprigionarne l’aroma e riponetele in un contenitore di vetro riempiendolo fino all’orlo con aceto di mele o di vino bianco.

Chiudete ermeticamente il contenitore e lasciate riposare per tre settimane prima dell’utilizzo.

Prodotti e approfondimenti utili

Sempre a proposito di erbe aromatiche vi segnalo anche il contenitore Sense salva freschezza per erbe aromatiche della Tescoma:

Eccovi infine altre ricette di conserve fatte in casa che potrete provare in piena autonomia:

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Come educare un cane: ecco le cose che un padrone non dovrebbe mai dire!

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Sapete come educare un cane? Vi è mai capitato di incontrare qualcuno e pronunciare la fatidica frase: non morde, è bravissimo? Scoprite con noi cosa va o non va detto del proprio pet agli altri e come comportarsi con lui.

Ecco un’utile guida per imparare come educare un cane, perché ad essere troppo indulgenti, si sa, non va mai bene, ma ancora meno bene va quando si cerca di giustificare noi stessi o i nostri cari, perché si finisce col dire o promettere ciò che difficilmente saremo in grado di mantenere.

Se da un parte è già molto difficile avere il pieno controllo delle nostre azioni e intenzioni, figuriamoci se c’è di mezzo un animale, perché pochi di noi sanno veramente come educare un cane!

Chiunque abbia (o abbia avuto) un cane, ad esempio, si sarà lasciato sfuggire più di una volta frasi come queste: “Tranquilli, vuole solo giocare!”, oppure “Il mio cane non morderebbe mai!” e ancora “Va tutto bene, lui sa come deve comportarsi!”. Insomma, in qualsiasi contesto e situazione, pare sia molto diffusa tra la gente l’abitudine di ‘sollevare’ Fido da qualsiasi colpa o responsabilità, giustificando ogni malfatto con una presunta buona fede e adducendo fantasiose motivazioni anche ai comportamenti più molesti o imbarazzanti.

Oltre che pericolosa e poco educativa, l’abitudine a giustificare sempre e comunque il comportamento del proprio cane denota una scarsa conoscenza dell’animale stesso e una ancora più scarsa capacità ad educare il cucciolo, ponendosi nei suoi riguardi come modello da seguire e imitare.

Scopriamo le razze di cani più belli e interessanti

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Proprio così: dall’altra estremità del guinzaglio deve esserci qualcuno in grado di lanciare messaggi educativi ben precisi e mai fuorvianti perché tutti cani, grandi o piccoli, hanno l’incredibile capacità di captare i nostri movimenti, i piccoli gesti, il tono della voce e le espressioni del volto e di attribuirvi significati ben precisi.

FOCUS: tutti i segreti delle razze di cani più amate dagli utenti di Tuttogreen

Come educare un cane: le frasi da non dire mai!

L’argomento è il tema del nuovo libro di Patricia McConnell – addestratrice ed esperta comportamentale – che nel suo libro The Other End of the Leash: Why We Do What We Do Around Dogs ha riassunto le frasi più pronunciate da padroni ed ex-padroni a proposito dei loro cani. Ecco un assaggio.

Non temete, il mio cane è amorevole! Quando si pronuncia questa frase è per rassicurare le persone che ci circondano sull’innocenza e la docilità del proprio animale. Dal momento che è praticamente impossibile prevedere azioni e reazioni di cani e persone, ha veramente senso una frase del genere?

Il mio cane non morderebbe mai! Altra previsione decisamente azzardata, visto che in una situazione potenzialmente pericolosa, spinto dall’istinto, anche il cane più tranquillo potrebbe reagire con un morso al solo scopo di difendersi.

SPECIALE: Cani che non mordono, quali sono?

Come educare un cane: ecco le cose che un padrone non dovrebbe mai dire!

Non è colpa del mio cane. Se due cani si azzuffano non è possibile stabilire di chi sia il torto e di chi la ragione. Nessuno di noi è in grado di tradurre il loro linguaggio in parole, dunque chi tra i due contendenti uscisse illeso dalla disputa o avesse iniziato la baruffa, non necessariamente sarebbe il carnefice o la vittima dell’altro.

Vuole solo giocare! E’ un grande classico. Si dice così per difendere o minimizzare l’atteggiamento fino troppo esuberante (per non dire molesto) del proprio cane. Niente di più diseducativo.

Il mio cane è un amore con i bambini. In effetti la maggior parte dei cani ha molta sintonia con i bambini. Ma visto che ad ogni età corrisponde un approccio al gioco molto diverso, siamo davvero sicuri che il nostro cane reagirebbe in maniera pacifica anche di fronte ad un bambino un po’ monello?

Lo abbiamo salvato da una brutta situazione, quindi... Più problematico è il vissuto di un cane, più difficile è prevedere i suoi comportamenti e le sue reazioni. Non giustificate sempre e comunque il vostro amico a quattro zampe, cercate piuttosto di educarlo e limitare l’irrequietezza o l’aggressività che il suo background turbolento tende ad accentuare.

Leggi anche: Come traslocare con gli animali domestici

Come educare un cane: ecco le cose che un padrone non dovrebbe mai dire!

Si è comportato così senza preavviso. Se molte reazioni non possono essere previste, tante altre invece vengono annunciate da segnali inequivocabili a condizione che chi è dall’altra parte del guinzaglio sia disposto a coglierli. Il linguaggio del corpo dei nostri cani racconta molto del loro stato d’animo. Bisogna imparare solo a comprenderlo. Cosa che necessita di tempo, attenzione e applicazione.

Capire la vera indole del nostro cane

In buona sostanza, il consiglio è di non dare per scontato il comportamento del nostro cane solo perché vogliamo convincerci di avere tutto sotto controllo. Capire la sua vera indole e cercare di ‘mitigarla’ laddove sia necessario, vuol dire anche soddisfare i suoi bisogni e instaurare con lui un rapporto affettivo sano e consapevole.

Perché non provare a limitare frasi come queste e iniziare a capire come educare un cane partendo da questi libri?

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Scopriamo tutte le varieta di piante rampicanti, dalle sempreverdi alle fiorite

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Le piante rampicanti sono perfette sia in giardino che in balcone dove si utilizzano spesso per creare pareti sempreverdi o fiorite. Ideali per spazi piccoli e grandi, sono generalmente facili da coltivare sia in vaso che in piena terra.

Ecco i consigli pratici per far crescere piante rampicanti forti e rigogliose in tutti i periodi dell’anno.

Quando si parla di piante rampicanti ci si riferisce ad una grande varietà di piante dal fusto robusto e dai rami flessibili e affusolati, spesso provvisti di ‘ventose’ e accomunate dalla tendenza ad ‘arrampicarsi‘ praticamente ovunque. Lo sviluppo di queste piante, infatti, tende sempre verso l’alto.

Le vediamo aggrappate ai muri, attorcigliate intorno a reti, graticci e tronchi di altre piante fino a creare delle barriere verdi praticamente inestricabili e impenetrabili.

Per questo motivo, sono molto apprezzate sia in giardino che in balcone, sopratutto per nascondere muri antiestetici, creare pareti verdi, pergolati e muri divisori tra abitazioni. 

piante rampicanti

Il loro fusto è talmente flessibile da necessitare di un sostegno a cui aggrapparsi. In genere sono molto semplici da coltivare, sia in piena terra che in vaso, e non richiedono particolari cure.

Tuttavia, occorre selezionare attentamente le varietà da mettere a dimora in base allo spazio a disposizione. In alcuni casi, infatti, il loro portamento diventa invasivo e se non si interviene con frequenti potature di contenimento gestirle può rivelarsi davvero problematico.

FOCUS: Dipladenia, come coltivare e curare questa pianta rampicante

Piante rampicanti sempreverdi

Se volete creare un ambiente sempre verde e rigoglioso, la scelta ideale è una rampicante sempreverde. Le piante rampicanti sempreverdi perenni, infatti, mantengono le  foglie in tutte le stagioni dell’anno e rallegrano giardini e balconi evitando il classico effetto ‘spoglio’ che si ha in inverno.

Per una resa ancora più scenografica si possono combinare piante sempreverdi con altre rampicanti fiorite, ad esempio alcune tipologie di rose rampicanti, che con una buona esposizione solare fioriranno quasi tutto l’anno. Vediamo le varietà più diffuse nei nostri terrazzi e giardini.

piante rampicanti

Edera

La capostipite delle rampicanti sempreverdi è senza dubbio lei. E’ la pianta rampicante per eccellenza, perfetta anche per la coltivazione in piccoli vasi.

Ne esistono numerose varietà che si distinguono per le colorazioni della foglia. Alcune assumono colorazioni uniformi, altre presentano screziature dal bianco al giallo.

Sono piante molto resistenti e non necessitano di particolari cure. L’edera può essere utilizzata per coprire pergolati, creare tappeti verdi, accompagnare scalinate e per nascondere muri o zone spoglie.

piante rampicanti

Il gelsomino

Rigoglioso ed elegante con le sue belle foglie lucide di colore verde intenso, il gelsomino fiorisce da aprile a fine maggio sprigionando il suo inebriante profumo.

Si tratta di una pianta rampicante molto apprezzata nei giardini, nei parchi, sui terrazzi, ma si presta bene anche alla coltivazione in ambienti chiusi.

Il gelsomino è versatile e resistente, non richiede particolari cure e lo si può utilizzare come rivestimento naturale per creare barriere divisorie tra abitazioni.

piante rampicanti

La boungainville

In realtà è classificata come semi-sempreverde.

Questa rampicante è adatta ai climi temperati poiché il freddo causa la perdita delle foglie. In estate e in primavera torna rigogliosa regalando spettacolari fioriture dai colori accesi nelle tonalità del lilla, viola, fucsia e rosso-arancio.

Se volete coltivarla in vaso orientatevi sulla varietà Buganvillea buttiana e assicuratele un ambiente caldo e luminoso. Se la vostra Bouganville è ben sviluppata, potete ricavarne facilmente una seconda pianta per talea.

piante rampicanti

La bignonia

Molto semplice da coltivare, questa pianta rallegra anche i giorni più cupi e uggiosi con le sue foglie verde brillante. Da giungo a settembre si arricchisce di coreografiche fioriture nei colori rosso e arancio intenso.

I suoi fiori a trombetta attirano farfalle e insetti impollinatori e durante l’inverno e l’estate offrono riparo a tantissimi animaletti. La specie più diffusa in Italia è la Campsis radicans, di origine Americana, che produce grandi fiori arancioni.

Le sue radici aeree, inoltre, le consentono di arrampicarsi su qualsiasi superficie. Attenzione a non lasciarle campo libero: se volete contenerne lo sviluppo dovrà essere potata in maniera drastica altrimenti si approprierà di qualsiasi pertugio.

Clematis

Si tratta di una famiglia di piante rampicanti che comprende 4 tipologie sempreverdi: la Napaulensis, la Apple blossom, la Winter Beauty e la Little White Charm. 

Tutte quante sono piante rampicanti che ben sia adattano alla vita in vaso o nel terreno e se saprete combinarle otterrete muri fioriti e verdi praticamente tutto l’anno. Sono perfette anche ombreggiare un patio e la Clematis tende ad arrampicarsi sulle altre piante con delicatezza. Insieme alle rose creano effetti scenografici davvero straordinari.

piante rampicanti

Piante rampicanti a crescita veloce

Come abbiamo visto, le rampicanti possono rappresentare una soluzione perfetta per risolvere problemi di natura pratica ed estetica nei nostri giardini, balconi o terrazzi. Chi ha l’esigenza di coprire un muro o creare una parete divisoria in tempi rapidissimi può optare per alcune varietà di piante rampicanti a crescita veloce.

Ecco le migliori:

Vite americana

Cresce praticamente a vista d’occhio e si arrampica alle pareti lisce con una velocità impressionante. Grazie alle sue tenaci ventose e alle sue foglie palmate, la vite americana assicura il massimo risultato con il minimo sforzo. Si presenta con un bel colore verde brillante che in autunno vira al rosso regalando suggestivi effetti cromatici. In inverno perde le foglie, quindi non è adatta a chi desidera un muro sempreverde. piante rampicanti

La pianta deve essere messa a dimora alla base del muro preferibilmente in primavera, esposta in pieno sole e al riparo da gelate, specie in inverno. Attenzione alla manutenzione: la vite americana, come l’edera è una pianta dallo sviluppo molto invasivo. Occorre contenerla affinché non intasi tubi, canali di scolo o renda difficile l’apertura delle finestre. Non è consigliabile su pareti intonacate con materiali plastici.

Il glicine

Di rapida crescita sopratutto se se riprodotto da seme. È una varietà particolarmente robusta che forma fusti e chioma di altezza e ampiezza anche elevati. In marzo e aprile si ricopre di lunghi grappoli profumati di colore blu-lilla, ma anche rosa o bianco a seconda del cultivar.

Come la vite americana deve essere piantato in pieno sole per affrontare al meglio la fase di riposo vegetativo che va da fine novembre a fine febbraio.

A differenza delle altre rampicanti a crescita rapida, il glicine ha bisogno di un sostengo o una struttura su cui crescere.

Ideali sono pareti verticali con tasselli, cavi d’acciaio o altri appigli.  Il ritmo della sua crescita si aggira intorno ai 3-4 metri all’anno. Visto il suo robusto apparato radicale, si consiglia si non coltivarlo vicino a pozzi o tubazioni. Si tratta di una pianta perfetta per un pergolato.

Se non avete un giardino o volete creare una barriera verde in balcone sappiate che esistono varietà di rampicanti più adatte alla vita in vaso di altre. Un consiglio che vale la pena seguire è quello di scegliere vasi abbastanza grandi per evitare complicati travasi in futuro. Meglio vasi in terracotta o in legno, con un buon drenaggio sul fondo.

Prediligete le esposizioni a sud in modo da sfruttare la luce e il caldo. Il tipo di terriccio ideale è quello per piante acidofile. Ricordate, inoltre, che per agevolare la crescita della pianta i vasi dovranno essere posizionati proprio alla base del muro o della ringhiera che si vuol ricoprire.

Altro aspetto fondamentale è la potatura. Se non volete che nel giro di pochi mesi la vostra rampicante sconfini sul balcone del vicino, praticate delle potature regolari almeno due volte all’anno.

Ed ecco le varietà di piante rampicanti più adatte alla coltivazione in vaso:

Pisello odoroso

E’ la classica rampicante annuale da balcone. I fiori allegri di questa pianta si colorano nelle tonalità del bianco, rosso, viola e rosa. Oltre alle belle colorazioni, i fiori sono anche molto profumati. Le radici di questa pianta sono in grado di sfruttare l’azoto disperso nell’atmosfera, quindi non hanno bisogno di essere concimate. Fondamentale, però, è assicurare alla pianta un terreno sempre umido e ben drenato, sopratutto in estate.

piante rampicanti

Passiflora

Si tratta di una pianta rampicante molto rigogliosa, dalle fogliame verde scuro e dai fiori davvero incantevoli. Le colorazioni variano dal bianco al verdastro, con striature viola e rosa che donano all’ambiente circostante un tocco decisamente esotico. In Italia la specie più coltivata è  lacaerulea, dai fiori bianchi e azzurri.

Oltre che in balcone, la Passiflora può essere curata anche come pianta da interno e deve essere sempre protetta dalle escursioni termiche e dal freddo.

piante rampicanti

Caprifoglio

Tra le piante rampicanti, non poteva mancare questa. Davvero molto resistente e rigogliosa, vi permetterà di ottenere l’effetto desiderato in men che non si dica.

Si tratta di varietà originarie delle regioni temperate d’Europa, Asia e USA dalle liane volubili che tendono ad avvolgere completamente i supporti. Per la coltivazione in vaso, necessitano di contenitori profondi almeno 50 cm e di un terriccio a base di terra vegetale e da piantagione mixate in parti uguali.

Le varietà di caprifogli japonica non richiedono potatura particolari e regalano fioriture generose. In genere non temono parassiti e altri insetti e possono essere abbinati ad ortensie rampicanti, piante perenni, bulbi e piccoli arbusti.

piante rampicanti

Altri consigli per le vostre piante

Per un giardino ideale.

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Le migliori ricette con zucchine: tante idee per servirle in tavola

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Eccovi le nostre migliori ricette con zucchine. Ce ne sono di tutti i tipi, sia come primi piatti che come secondi, salse o contorni…e perfino come dolci! Tutte ricette facili, veloci da preparare e soprattutto buonissime!

Nel nostro ricettario non potrebbero mai mancare le ricette con zucchine. La zucchina è un ortaggio dalle proprietà nutrizionali eccellenti, ma anche un ingrediente molto versatile e adatto a svariate preparazioni calde e fredde.

Dai primi, ai contorni, fino ad arrivare ai dolci, infatti, sono moltissime le ricette con zucchine che è possibile realizzare in cucina. Noi di Tuttogreen abbiamo selezionato le migliori per voi con tutti i  e le guide passo-passo per preparare delle ottime pietanze buone, semplici e genuine.

Ricette con zucchine: le loro proprietà

Le zucchine sono vere protagoniste della cucina naturale poiché rappresentano una fonte eccezionale di vitamine (A, B, C), fibre e acqua (90%), con un basso apporto calorico. In particolare, fra le proprietà delle zucchine spicca l’alto contenuto di potassio – importante per la salute del sistema nervoso e per il funzionamento del cuore – di calcio, ferro, fosforo, zinco, rame e manganese.

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Le zucchine hanno proprietà diuretiche, disintossicanti, depurative, ma anche antitumorali per la presenza dei carotenoidi.

Della zucchina si consuma anche il fiore maschile della pianta, molto gustoso e ricco di ferro, vitamina A e vitamina C e ormoni vegetali che aiutano l’organismo a funzionare meglio.

Proprio il fiore della zucchina è protagonista di diverse ricette, tra cui quella dei fiori ripieni di ricotta fritti in pastella, deliziosi e perfetti come piatto unico o contorno gustoso.

ricette con zucchine

Anche i fiori della zucchina possono essere raccolti e cucinati

I fiori della zucchina che possono essere raccolti e cucinati sono solo quelli ‘maschili’: quelli che nascono e sbocciano da un sottile e lungo stelo e separatamente rispetto al frutto. Il fiore che si sviluppa dal frutto non va colto altrimenti il frutto cessa di svilupparsi.

Per una frittura perfetta, i fiori scelti devono avere un bel giallo brillante e presentarsi turgidi e sodi. E’ consigliabile cucinarli subito dopo l’acquisto.

ricette con zucchine

I fiori devono avere un giallo brillante ed è consigliabile cucinarli subito dopo l’acquisto

Ricette con zucchine – primi piatti

Come anticipato, le zucchine sono un ingrediente della cucina naturale molto versatile e facile da lavorare che ben si adatta a qualsiasi tipo di preparazione, compresi i dolci.

Probabilmente, però, le migliori ricette con zucchine sono legate a primi piatti adatti a tutte le stagioni, caldi e freddi, nonché saporite e delicate vellutate e creme vegetali.

Oltre al classico risotto con zucchine, questi ortaggi si sposano  meraviglia con la pasta, come carbonara vegetale e all’occorrenza possono trasformarsi in fantasiose fettuccine come spiegato nella nostra ricetta delle tagliatelle di zucchine.

ricette con zucchine

Le tagliatelle di zucchine sono una simpatica variante delle classiche tagliatelle. Si preparano utilizzando delle zucchine tagliate a spirale con pomodorini arrostiti e profumate al limone, pinoli tostati e origano.

La ricetta che vi proponiamo oggi è un primo piatto estivo molto semplice ma estremamente gustoso che farà la felicità di occhi e palato. Vediamo quindi come realizzare una buonissima pasta con fiori e zucchine.

Ingredienti per 4 persone per la pasta con fiori e zucchine

  • 300 gr di pasta corta
  • 13 fiori di zucca
  • 300 gr di zucchine
  • 10 foglie di basilico
  • 1/4 di peperoncino fresco o una punta del secco
  • pecorino a scaglie (opzionale)

ricette con zucchine

Preparazione della pasta con fiori e zucchine

Lavate accuratamente le zucchine riducetele a dadini. A parte, lavate i fiori, privateli del pistillo e affettateli sottilmente.

Nel frattempo fate scaldare un filo d’olio con un pizzico di peperoncino in una padella antiaderente e aggiungete le zucchine lasciando cuocere per circa 5 minuti a fuoco medio. unite i fiori e aggiustate di sale e pepe profumando il tutto con le foglie intere di basilico.

Una volta pronta anche la pasta, scolate e fate saltare in padella per pochi istanti. Arricchite, a piacere, con una spolverata di pepe e di pecorino a scaglie.

Ricette con zucchine – secondi piatti

Leggere, saporite e digeribili, le zucchine sono perfette anche per dar vita a numerosi secondi piatti e contorni. Con un pizzico di fantasia si possono realizzare dei piatti davvero gustosi in poco tempo e dare un tocco in più ad una cena o un pranzo importante.

Anche chi ha sposato un regime alimentare vegano o vegetariano potrà deliziare il palato preparando, ad esempio, degli ottimi hamburger vegetariani di zucchine, feta e noci.

Per i bambini, invece, date un’occhiata alla nostra ricetta delle zucchine ripiene al forno, perfetta per rendere più invitante la verdura anche agli occhi dei più piccoli..

ricette con zucchine

Zucchine gratinate con pomodorini e formaggio

Se avete voglia di un secondo sfizioso e facile da preparare, ciò che fa al vostro caso potrebbe essere questa sfiziosa ricetta di polpette di zucchine senza uova che si preparano in pochi minuti con pancarrè e pan grattato.

Ingredienti per le polpette di zucchine senza uova

  • 200 gr di zucchine
  • 4 fette di pancarré
  • pangrattato
  • 2 ciuffetti di prezzemolo

Preparazione delle polpette di zucchine senza uova

Dopo aver lavato le zucchine, grattugiatele grossolanamente e riponetele in una ciotola dove aggiungerete il sale, il pancarré sbriciolato privo di contorno, 1 cucchiaio di parmigiano e una spolverata di prezzemolo.

ricette con zucchine

Lavorate a mano ogni polpetta prelevando una piccola quantità di impasto dalla ciotola e sistematevi al centro un pezzetto di scamorza affumicata. Ripassate ogni pallina nel pan grattato e friggete a fiamma vivace fino a raggiungere una doratura uniforme. Ottime come aperitivo, secondo gustoso o finger food da inserire in un buffet. 

Ricette con zucchine – salse e contorni

Avete mai provato il pesto di zucchine fatto in casa? Questa è davvero una ricetta facile e saporita, da provare nelle sue diverse varianti.

Ricette con zucchine – dolci

Oltre le innumerevoli preparazioni salate, le zucchine sono un valido ingrediente anche per la realizzazione di ricette dolci. Abbiamo già visto come è facile preparare una buonissima marmellata di zucchine. Ora vediamo come preparare una torta di zucchine e cioccolato soffice e golosa.

La torta di zucchine e cioccolato che vi proponiamo non contiene burro e uova, e sostituendo il latte vaccino  con quello di riso o di mandorle è perfetta anche per i vegani. Ecco come realizzarla.

Ingredienti per la torta di zucchine e cioccolato

  • 2 zucchine medie
  • 60 gr di mandorle sgusciate
  • 50 g di olio di semi
  • 100 g di latte intero
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 cucchiaio di miele d’acacia
  • 2 cucchiai di gocce di cioccolato
  • 50 gr di fecola di patate
  • 160 gr di zucchero di canna
  • 170 gr di farina integrale
  • 40 gr di cacao amaro
  • zucchero a velo 

ricette con zucchine

Preparazione della torta di zucchine e cioccolato

Lavate le zucchine, asciugatele e grattugiatele grossolanamente. Versare nel frullatore l’olio, il latte e le mandorle. Frullate il tutto per alcuni istanti e aggiungete il miele, il sale e lo zucchero. Frullate ancora e unite prima le zucchine, subito dopo la farina, la fecola, il lievito e il cacao.

Una volta che il vostro impasto sarà diventato scuro e omogeneo riponetelo su una teglia rivestita di carta forno, livellatelo in  superficie e cospargete con le gocce di cioccolato. Infornate  a 170 gradi per circa 50 minuti. Una volta pronta, lasciate intiepidire la torta e cospargete con zucchero a velo.

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Quali sono i tempi di cottura delle verdure? La guida pratica

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Chi ama la cucina naturale sa quanto è importante rispettare i tempi di cottura verdure per realizzare piatti gustosi e sani. Che le cuciniate in padella, al vapore, bollite o al forno, ecco a voi una guida pratica da tenere sempre a portata di mano per conoscere i tempi di cottura di tutte le vostre verdure preferite.

Che siate cuochi provetti o alle prime armi, cucinare bene le verdure vuol dire conoscere alla perfezione i tempi di cottura verdure per tirar fuori tutta la loro bontà ogni giorno.
I tempi di cottura variano anche in base alla tecnica utilizzata per cucinarle, al tipo di verdura scelto e alle sue dimensioni: a vapore, lessate, in padella o al microonde, sminuzzate, a cubetti, a fette o intere, le verdure hanno dei tempi di cottura specifici che è bene rispettare per essere certi del risultato finale.

Se siete in cerca di ispirazioni potete trovare nuove idee tra le nostre 

Vediamo insieme quali sono i tempi di cottura delle verdure più consumate raccomandati per ciascuna tecnica di preparazione, vale a dire bollitura, cottura a vapore e a microonde.

tempi di cottura delle verdure

Quali sono i tempi di cottura delle verdure?

Tempi di cottura verdure: le patate

  • Bollitura 15-20 minuti
  • Cottura a vapore 10-12 minuti
  • Cottura a microonde 6-8 minuti

Tempi di cottura verdure: i peperoni

  • Bollitura: sconsigliata
  • Cottura a vapore 2-4 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti

Tempi cottura verdure: le zucchine

  • Bollitura 3-5 minuti
  • Cottura a vapore 4-6 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti
tempi di cottura verdure

Deliziose tartellette con le zucchine

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Tempi di cottura verdure: le melanzane

  • Bollitura non consigliata
  • Cottura a vapore 5-6 minuti
  • Cottura a microonde 2-4 minuti

Tempi di cottura verdure: i piselli

  • Bollitura 8-12 minuti
  • Cottura a vapore 4-5 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti
tempi di cottura verdure

A seconda del tipo ii tempi di cottura delle verdure variano

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Tempi di cottura verdure: gli asparagi

  • Bollitura sconsigliata
  • Cottura a vapore 8-10 minuti
  • Cottura a microonde 2-4 minuti

Tempi di cottura verdure: i fagiolini

  • Bollitura 6-8 minuti
  • Cottura a vapore 5-8 minuti
  • Cottura a microonde 3-4 minuti

Tempi di cottura verdure: i broccoli

  • Bollitura 4-6 minuti
  • Cottura a vapore 5-6 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti

Scopri queste ricette con i broccoli

tempi di cottura verdure come i funghi

Spadellata di funghi misti al profumo d’autunno

Tempi di cottura verdure: i funghi

  • Bollitura sconsigliata
  • Cottura a vapore 4-5 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti

Tempi di cottura verdure: le carote

  • Bollitura 5-10 minuti
  • Cottura a vapore 4-5 minuti
  • Cottura a microonde 4-5 minuti

Tempi di cottura verdure: il cavolfiore

  • Bollitura 4-6 minuti
  • Cottura a vapore 3-5 minuti
  • Cottura a microonde 2-3 minuti

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Bava di lumaca: crema naturale di bellezza

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Bava di lumaca, il segreto della vera bellezza? Niente bisturi, creme di dubbia composizione o make-up miracolosi, tutto quel che vi serve – con buona pace dei più scettici e schizzinosi – è la bava di lumaca.

Un estratto del tutto naturale che negli ultimi tempi è diventato la base di molti trattamenti di bellezza e preparazioni cosmetiche, miracoloso, a quanto pare, nella cura dei principali inestetismi cutanei come acne, smagliature, rughe e perfino per cicatrici.

Trasformata in crema o gel, la bava di lumaca è diventata l’ultimo must in fatto di bellezza grazie alle sue spiccate proprietà lenitive, idratanti e rigenerative che ne fanno un unguento naturale davvero prezioso.

I prodotti cosmetici che contengono bava di lumaca sembrano assicurare risultati reali e rapidi a chi li utilizza poiché ricchi di vitamine e principi attivi, tra cui l’acido glicolico che aiuta a prevenire l’invecchiamento della pelle, stimola la naturale rigenerazione dei tessuti cutanei, aumenta l’elasticità e il tono della pelle prevenendo la formazione di borse e occhiaie e favorisce la produzione di collagene.

SPECIALE: Come curare la pelle con ingredienti naturali

Del resto, le stesse lumache utilizzano questa preziosa secrezione per agevolare il movimento, evitare il congelamento durante i mesi più freddi, mantenere la giusta temperatura e umidità corporea in estate e riparare immediatamente le lesioni provocate dall’attrito con le superfici più ruvide.

In pratica, ciò che le lumachine producono è un vero e proprio scudo protettivo che la natura ha donato loro per difendersi e adattarsi al meglio all’ambiente esterno ma che anche noi umani potremmo utilizzare per prenderci cura della nostra pelle.

Bava di lumaca: i benefici naturali

Vediamo i principali benefici contenuti in questa sostanza.

  • L’allatonina, che è un potente cicatrizzante naturale che stimola la naturale formazione di cellule epiteliali, previene l’invecchiamento cutaneo e i radicali liberi;
  • I mucopolisaccaridi, i principali componenti della bava stessa che a contatto con l’acqua formano una sostanza gelatinosa e viscida dall’alto potere idratante e lubrificante. Se per le lumache questa sostanza è fondamentale per ‘scivolare’ meglio da una superficie all’altra e proteggersi dall’attacco di batteri e funghi, per l’uomo può rivelarsi altrettanto preziosa per favorire l’assorbimento cutaneo di sostanze benefiche e proteggere la pelle da smog e freddo;
  • Il collagene presente nella bava di lumaca è stimolato, come detto, dall’acido glicolico. Si tratta di un componente fondamentale della pelle umana la cui produzione, con il passare del tempo, tende diminuire dando luogo a una  riduzione del tono e del turgore naturale della pelle;
  • Altrettanto importante per combattere i segni del tempo, è l’elastina, che, unita al complesso vitaminico (A, C, E) di cui la bava di lumaca è ricca e all’acido glicolico, consente di mantenere la pelle elastica, vitale e di prevenire i principali segni del tempo come rughe, macchie e piccole smagliature.
bava di lumaca - creme

Bava di lumaca: elisir di bellezza, interamente naturale

Le applicazioni che la bava di lumaca trova in cosmetica sono davvero molte, tante quanti gli effetti benefici che questa sostanza naturale assicura nella cura della pelle. Le principali sono:

  • Riduzione e prevenzione delle smagliature
  • Cura dell’acne e delle cicatrici provocate dall’acne
  • Riduzione delle rughe
  • Cicatrizzazione dei tessuti cutanei lesi
  • Fluidificante  utile nella cura di tosse secca e grassa e malattie da raffreddamento

Dove trovare prodotti a base di lumaca?

Vediamo prezzi ed indicazioni.

Come abbiamo già sottolineato, sono tante le case cosmetiche che utilizzano la bava di lumaca nelle loro preparazioni. Tra quelle più presenti sul mercato ricordiamo la Elicina, la Epoke, la Nyl Laboratories e la Natural made in Perù.

I prezzi di creme viso e lozioni varie a base di questo estratto vanno dai 30 ai 50 euro, mentre lo sciroppo omeopatico per la cura del raffreddore e della tosse costa circa 15 euro.

Eccovi ad esempio alcuni prodotti in vendita sul sito Macrolibrarsi ed anche su Amazon:

Loom Creme Riche - 78% estratto di bava di lumaca
Siero intensivo, 78% estratto di bava di lumaca, senza profumo
€ 36
Loom Creme - 79% Bava di Lumaca
Crema idratante, rigenerante e cicatrizzante, 79% estratto di bava di lumaca
€ 34

Chi pensa che l’uso della bava di lumaca sia dannoso per l’ambiente o per le stesse lumache non ha di che preoccuparsi: la raccolta delle secrezioni avviene solo dopo il passaggio delle chiocciole secondo procedure a zero impatto ambientale e non mette a rischio la vita delle lumachine.

Forse, a qualcuno, l’idea di mettere sul viso una crema a base di bava di lumaca farà storcere il naso, ma cosa c’è di meglio che utilizzare ciò che la natura crea per prendersi cura del proprio benessere?

Altri approfondimenti

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Gatti giganti: quali sono le razze più famose e di quali cure hanno bisogno

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In tema di gatti giganti, la natura offre un repertorio molto variegato e sorprendente di felini di discendenza prevalentemente africana dalle dimensioni decisamente fuori dagli standard a cui siamo abituati. Questi gatti, oggi perfettamente addomesticati, si sono diffusi in ogni angolo della Terra e hanno conosciuto lunghi processi di selezione ed evoluzione che hanno portato allo sviluppo di diverse razze e categorie.

Le razze di gatti giganti che conosciamo sono principalmente otto, tutte uniche e diverse per aspetto, comportamento e carattere.

Si tratta di felini molto particolari, veri e propri giganti, quasi da guinness dei primati, ma nella maggior parte dei casi estremamente docili e affettuosi. Conosciamoli meglio in questa guida a loro dedicata.

Per darvi un’idea delle dimensioni di questi gatti giganti, sappiate che Omar, il gatto di razza Main Coon più grande del mondo secondo il Guinness, misura 120 centimetri per 14 kg.

Razze di gatti giganti

Savannah

Il Savannah è probabilmente la razza di gatto gigante più conosciuta al Mondo. Gli esperti sono divisi sul fatto che questo felino possa davvero considerarsi un animale domestico, ma il dibattito è acceso anche sulla legittimità della classificazione.

Questa razza, infatti, è un ibrido tra il Servalo (gatto selvatico africano) e il gatto domestico Siamese.

Nonostante questo, questo animale conserva nell’aspetto tutte le caratteristiche di un felino selvaggio. La sua storia è lunga e appassionante: il primo esemplare di gatto Savannah fu ottenuto nel 1986 da Judee Frank dall’incrocio di una femmina siamese e un maschio servalo.

Le dimensioni variano molto in base alla generazione di appartenenza, ovvero alla percentuale di caratteristiche morfologiche di serval presente nel profilo genetico dell’animale.

Gli esemplari più grandi crescono più del doppio di un comune gatto domestico, arrivando a pesare ben 15 kg per una lunghezza che può superare il metro.

razze di gatti giganti

L’esemplare di gatto Savannah più grande è nel deserto del Serengeti e pesa 18 kg per 120 centimetri di lunghezza.

Il corpo è snello, le zampe lunghe, potenti e muscolose, il manto generalmente di colore marrone-arancio con ampie maculature nere. Con queste caratteristiche fisiche, il Savannah può tranquillamente saltare oltre i 2 metri di altezza con un solo balzo.

Coloro che prendono in considerazione l’adozione di un Savannah, devono esaminare molto attentamente questa scelta. Si tratta di gatti giganti dalle esigenze molto particolari e dallo spiccato istinto predatorio, che può rivelarsi difficile da gestire.

Maine Coon

A differenza di altri gatti giganti, il Main Coon non ha alcun legame di discendenza con i gatti selvatici africani. Questo felino, infatti, è di origini nordamericane, esattamente della fredda regione del Maine. Il termine “coon” in realtà significa procione, perché la coda di questo gatto ricorda molto quella di questo roditore. Molti infatti lo chiamano gatto procione.

Provenendo da una zona dove gli inverni sono abbastanza rigidi, anche il suo aspetto e la conformazione del pelo si sono adattati per proteggerlo dal freddo e dargli la possibilità di affrontare le temperature più rigide. Il pelo è dunque particolarmente folto e lungo (fino a 7 centimetri), per mantenere caldo il corpo.

 

Il Maine Coon non passa di certo inosservato, essendo di taglia grande. Il maschio pesa fino a 11 kg, la femmina raramente supera i 7 kg. Le orecchie sono grandi e ben aperte, pelose anche nel lato interno, gli occhi ovali e ben distanziati possono essere di vari colori.

Se vivete in appartamento, si adatta con facilità anche con altri animali, compresi i cani. Tuttavia se lasciato girovagare, tira fuori tutta la sua anima da esploratore e predatore. Nonostante la sua mole infatti, è agile e riesce a muoversi con facilità e rapidità.

Di base ha un carattere affettuoso e docile, non graffia e non è mai aggressivo e va molto d’accordo con i bambini.

Gatti giganti

Chausie

È una delle razze più rare di gatti giganti, sopratutto nel nostro Paese, dove è moto difficile riuscire ad adottare un cucciolo. Ha un aspetto simile a quello dei gatti della giungla, dei quali è diretto discendente.

Gli esemplari maschi di questa razza arrivano a pesare anche 9 kg, mentre le femmine si ‘fermano’ a 6.

Il Chausie è molto attivo e intelligente. Vive bene anche in casa e, se lasciato solo per alcuni momenti della giornata, non soffre la solitudine, anche se in generale ha bisogno di compagnia.

Ha bisogno di molte attenzioni, quindi,  se si annoia, può provocare danni seri in casa. Data la sua origine, è un abile cacciatore dalle movenze flessuose e dallo scatto particolarmente fulmineo.

gatti giganti

Essendo una razza relativamente giovane, gli allevatori stanno lavorando sulle caratteristiche dello standard per farlo assomigliare il più possibile al gatto della giungla.

Attualmente, sono principalmente gli Abissini ad essere incrociati con gli Chausie.

Ragdoll

Si tratta di un gatto gigante a pelo lungo di origine nordamericana, caratterizzato da una personalità molto docile, amorevole e gentile.

È il classico gatto domestico da compagnia, che ama stare in casa e farsi coccolare. Nonostante la sua stazza, il Radgdoll è un animale bisognoso di molte attenzioni, quindi adatto a chi ha molto tempo libero da dedicargli. Le femmine pesano di solito tra i 4 e i 6 kg, mentre i maschi vanno dai 6 ai 9 kg.

I colori del pelo si posso riassumere in queste tonalità: seal, blu, red, cream, chicolate, liliac, linx o tabby. Esistono esemplari guantati (punta delle zampe bianca), striati o pezzati di bianco.

La vita media di un Ragdoll è, in genere, di 15-18 anni.

gatti giganti

Nonostante la sua dolcezza e mitezza, il Ragdoll è un gatto molto intelligente anche se non è quasi mai in grado di sfoderare gli artigli.

L’unica accortezza che bisogna osservare in ogni fase della vita di questo gatto è non fargli mai mancare la compagnia e il contatto fisico. Non sopporterebbe mai e poi mai la solitudine o un padrone avaro di coccole.

Ragamuffin

Parente stretto del Ragdoollcon il quale condivide molti tratti sia fisici che caratteriali, il Ragamuffin ha un aspetto robusto, dotato di una struttura muscolare molto possente e forte, che raggiunge il massimo dello sviluppo intorno ai 5 anni di vita.

Il peso degli esemplari maschi adulti oscilla tra i 7-9 kg, mentre le femmine vanno dai 4 ai 6,  anche se ci sono casi di campioni fino a 14 Kg.

La peculiarità principale di questo gatto consiste nella lunghezza delle gambe posteriori che sono leggermente più alte di quelle anteriori. Ciò conferisce all’animale una postura che sembra costantemente inclinata in avanti.

gatti giganti

Come il Ragdoll, il Ragamuffin è molto docile, affettuoso e incline alle coccole. Si affeziona moltissimo al suo padrone e va d’accordo con i bambini e con altri piccoli animali domestici. Per farlo felice non serve che una grande dose di coccole.

Gatto delle Foreste Norvegesi

Il gatto delle foreste norvegesi o Norsk Skogkatt, come chiamato in terra natia, è un’antica razza le cui origini si perdono nella leggenda.

Pelo semi-lungo e zampe palmate sono solo alcune delle sue caratteristiche. Fu negli anni Trenta che il gatto delle foreste norvegesi divenne domestico, conseguentemente alla nascita delle prime colture, tramite incroci con il gatto di casa a pelo corto. A prima vista sembra del tutto simile al Maine Coon, dato il pelo molto lungo e le caratteristiche fisiche comuni. Le femmine arrivano ai 6 chili mentre i maschi oscillano tra i 6 e i 9 chili.

GATTI GIGANTI

Come molti gatti giganti, questo gatto è intelligente, indipendente e sempre in cerca di attenzioni. Ha un ottimo istinto per la caccia, dunque ama anche l’acqua e l’attività fisica. Infatti tende ad arrampicarsi ovunque.

Essendo incrociato con il gatto di casa, non ha problemi a fare amicizia con i bambini e gli altri gatti. Ma si rende irresistibile a tutti, grazie alla sua voce melodiosa e dolce.

Gatto siberiano

Originario delle regioni più fredde della Russia, il siberiano è un a delle razze di gatti giganti migliori per chi è in cerca di un animale domestico che non provochi allergie.

Questa caratteristica distintiva è propria del gatto siberiano poiché producono meno proteina Fel D1, responsabile di molte allergie. Solido e robusto, arriva a pesare fino a 7 kg e oltre..

gatti giganti

Le sue zampe sono tonde e ben piantate per terra, ricoperte dai peli per proteggersi dalla neve e per non sprofondare. La testa è proporzionata rispetto al resto del corpo, gli occhi sono grandi e possono essere di diversi colori, dall’ambra al blu o al verde. Ha molti aspetti di tipo morfologico in comune con il gatto delle Foreste norvegesi.

Il gatto siberiano ha conservato in parte il suo istinto selvatico. Indipendente e solitario, buon cacciatore, ama socializzare e lasciarsi coccolare. È molto legato alla famiglia e al suo territorio e per questo si rivela un compagno e guardiano fedele. Per molti aspetti, il carattere del gatto siberiano ricorda quello di un cane.

Gatto Bobtail

Tra le tante varietà di Bobtail, quello giapponese e l’americano sono sicuramente le razze di gatto gigante più interessanti.

In particolare l’americano è il più grande, con le femmine che pesano tra i 3 e i 5 chili, mentre i maschi si attestano tra i 5 e i 7 kg. 

La coda corta è il risultato di una mutazione genetica. A differenza di altre razze di gatti giganti ottenute da incroci, il Bobtail americano è un prodotto di selezione naturale.

gatti giganti

C’è anche un Bobtail ancora più grosso e massiccio: è il Kurilian Bobtail, sempre con la coda corta. Questa razza vive quasi esclusivamente sulle isole Kurili e al contrario di quello americano ha una discendenza diretta con il Bobtail giapponese.

Clima e abitudini di vita lo hanno reso particolarmente robusto, più resistente al freddo rigido e indipendente. Sono gatti vigili, intelligenti e svegli che ben si adattano alla pur conservando il loro istinti felino di abili cacciatori.

Altre informazioni

Ecco alcune razze feline ufficiali e alcune schede per curare i nostri amici felini:

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Sali di Schussler: quali sono, a cosa servono e come funzionano

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sali di Schussler, noti anche come sali tissutali, sono 12 sali minerali biochimici individuati nei tessuti umani dall’omeopata Wilhelm Heinrich Schüssler nella seconda metà dell’Ottocento. Secondo il medico tedesco, si tratta di sostanze naturalmente presenti nelle cellule che possono essere somministrati a scopo terapeutico per la cura di numerosi disturbi psicofisici connessi alla mancanza di sali minerali.

La teoria biochimica di Schüssler si basa sul presupposto che stimolando l’organismo all’assunzione di questi sali in maniera mirata, sia possibile ripristinare l’equilibrio e riportare il benessere contrastando la maggior parte delle affezioni legate a squilibri alimentari, metabolici e psico-somatici.

Si tratta, dunque, di una parte della storia della medicina alternativa ancora molto attuale che vale la pena approfondire e conoscere meglio.

Cosa sono i sali di Schussler

Quando le cellule perdono il loro naturale contenuto minerale o non ne dispongono in quantità sufficiente a mantenere corpo e mente sani, i tessuti si ammalano e finiscono per inficiare il buono stato di salute generale.

Questo è ciò che accade secondo il dottore Schüssler nel nostro organismo quando ci sentiamo stanchi, affaticati o andiamo incontro a malattie di varia origine che non trovano risposte efficaci nella medicina convenzionale.

La soluzione sarebbe somministrare i sali di attraverso soluzioni omeopatiche, ovvero diluiti e dinamizzati in modo che possano entrare più in fretta nel sangue e agire rapidamente.

Come usare sali di Schussler

I sali sono disponibili sotto forma di  integratori alimentari, compresse, polvere e pomate, non presentano controindicazioni e non necessitano di ricetta medica.

sali di schussler

La loro assunzione, in realtà, non rappresenta una vera e propria terapia compensativa, nel senso che non va a sopperire ad una carenza.

Più precisamente si tratta di stimolare l’organismo all’utilizzo di una determinata sostanza già presente nei tessuti o ad assorbirla meglio attraverso l’alimentazione.

È come se le cellule venissero ‘richiamate’ a svolgere efficientemente il loro lavoro in modo da mantenere inalterate le riserve di tutti e 12 questi sali, così preziosi per la salute umana.

Un assunto che, dopo tutto, rappresenta ancora oggi il fondamento della moderna biochimica.

Come scegliere i sali di Schussler

La scelta del sale più adatto alla buona riuscita della terapia è direttamente connessa alla sintomatologia manifestata dal paziente.

La diagnosi può avvenire secondo due metodi: il metodo visivo del dottor Hickethier oppure la kinesiologia. In molti casi, possono essere somministrati non solo a scopo curativo ma anche preventivo per periodi di tempo più o meno lunghi.

Come usare sali di schussler

In genere, si assumono per via orale, prima o dopo i pasti e sono consigliati a tutti i soggetti, anziani e bambini compresi, che vogliono curare disturbi acuti e cronici o conservare un buono stato di salute attraverso una terapia naturale. Sono validi coadiuvanti anche per chi pratica sport, poiché prevengono l’insorgenza di problemi muscolari e articolari.

sali di schussler

Dove comprare sali di Schussler

Come molte terapie omeopatiche, questi sali non sono ufficialmente riconosciuti dalla medicina convenzionale, ma rappresentano comunque una valida terapia conservativa e per contrastare piccoli disturbi.

Come detto, non c’è bisogno di prescrizione medica, ma è sufficiente rivolgersi ad un bravo farmacista od omeopata, e comprarli in farmacie omeopatiche, in erboristeria o online.

I 12 sali di Schussler

1) Calcium fluoratum (Fluoruro di calcio)

Efficace in caso di mancanza di elasticità dei tessuti ossei e venosi. Rimedio naturale a lenta efficacia, da assumere per periodi di tempo molto lunghi.

2) Calcium phosphoricum (Fosfato acido di calcio)

Fondamentale per l’apparato scheletrico e per il sano sviluppo dei tessuti. È fortemente implicato anche nel processo digestivo e favorisce la formazione di globuli rossi. Indicato in caso di anemia o come ricostituente dopo uno stato prolungato di malattia o convalescenza.

3) Calcium sulfuricum (Solfato di calcio)

Contrasta le infezioni e facilita l’espulsione del pus.

4) Ferrum phosphoricum (Fosfato di ferro)

Svolge un’azione antinfiammatoria molto potente, utile in caso di sinusiti, bronchiti, stati febbrili, cistiti, ecc.

5) Kalium muriaticum o chloratum (Cloruro di potassio)

Ideale nella cura degli stati catarrali cronici e acuti che affliggono le vie respiratore alte e basse.

6) Kalium phosphoricum (Fosfato di potassio)

Tra tutti i sali di Schussler, questo è quello specifico per la cura del sistema nervoso. Viene somministrato in caso di depressione, ansia, insonnia, gastrite ed esaurimento nervoso.

7) Kalium sulfuricum (Solfato di potassio)

Indicato per le infiammazioni croniche e per la disintossicazione dell’organismo. Utile per contrastare e curare bronchiti croniche, pertosse, affezioni della pelle, disturbi digestivi, catarro intestinale, congiuntiviti.

8) Magnesium phosphoricum (Fosfato acido di magnesio)

E’ il sale dalla più spiccata funzione antispastico, indicato nei soggetti nervosi ed emaciati.

sali di schussler

9) Natrium muriaticum o chloratum (Cloruro di sodio)

Probabilmente il sale più importante per la vita stessa, poichè presente in quantità notevole nel liquido extracellulare. Regola il livello di idratazione e ristabilisce l’equilibrio idrico dell’organismo. Ha effetti positivi sul sistema linfatico, epatico, sulle mucose gastrointestinali e sul sangue.

10) Natrium phosphoricum (Solfato biacido di sodio)

Riduce gli eccessi di zuccheri e di acido lattico nel sangue. Ha ricadute positive sul sistema gastrointestinale,  ghiandolare e polmonare.

11) Natrium sulfuricum (Solfato sodico anidro)

Agisce a livello epato-biliare e renale, ritenuto il rimedio più efficace per  l’influenza.

12) Silicea (Acido silicico)

Migliora la resistenza e l’elasticità dei tessuti, fondamentale per la salute dei capelli, della pelle e delle unghie. Indicato in caso di infiammazioni acute o croniche.

Utilizzi terapeutici

La teoria dei 12 sali di Schussler è stata messa a punto per curare, prevenire e alleviare svariate tipologie di patologie e disturbi cronici o acuti. I principali benefici derivanti dall’utilizzo di questi sali sarebbero connessi ad affezioni riguardanti:

  • Sistema scheletrico o nervoso (fragilità ossea, contratture, nevralgie, sciatica, reumatismi, spasmi, dolori articolari, palpitazioni. convulsioni, ecc).
  • Apparato respiratorio (catarro, asma, pertosse, bronchite, sinusite o raffreddore).
  • Modificazioni dei tessuti (carie, varici, emorroidi, fistole, ferite, ematomi).
  • Sistema digestivo (rigurgiti, eruttazioni, vomiti acidi, flatulenza, diarrea)

Altre informazioni

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Scopriamo come coltivare alberi da frutto in casa facilmente e con successo

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Coltivare alberi da frutto in casa propria è possibile e può regalare moltissime soddisfazioni, prima fra tutte quella di mangiare frutta biologica coltivata con le vostre mani e priva di residui fitosanitari.

Sei interessato a sapere come coltivare alberi da frutto in casa? Ecco tutti i consigli pratici per coltivare alberi da frutto in vaso a partire dai semi del frutto stesso.

Tutto quello che ti occorre è un po’ di pazienza, del buon terriccio e qualche seme, meglio ancora se ricavato dalla frutta appena mangiata. E naturalmente un po’ di spazio. L’ideale è un piccolo balcone dove fare tutte le prove.

Alcuni alberi da frutto, infatti, sono facilmente coltivabili in vaso. Riescono a svilupparsi con ottime probabilità di successo dai semi della pianta stessa.

Di seguito illustreremo i trucchi principali e i consigli utili per avere frutta fresca…. a centimetro zero!

Come coltivare alberi da frutto a partire dal seme

Se decidiamo di coltivare gli alberi alberi da frutto a partire dal seme, ricordiamo che l’estate è il periodo migliore per mettere da parte i noccioli della frutta. Li potremo conservare e ripiantare in autunno e in inverno. Con ogni probabilità cominceremo a vedere spuntare le piantine durante la primavera successiva, dopo lo ‘svernamento’.

Gli alberi da frutto che crescono più facilmente in vasi o contenitori a partire dai semi sono tantissimi. Peschi, albicocchi, nespoli, ciliegi solo per citarne alcuni. Per queste varietà non dovrete per forza procedere all’innesto della pianta. Anche se questo comporterà una fruttificazione più ridotta, niente vi impedirà di ottenere dai vostri alberi frutta buona, fresca e gustosa.

SCOPRI: Come far crescere un alberello di avocado a partire dal nocciolo

Per coltivare alberi da frutto a partire dai noccioli sarà importante pulire delicatamente i semi. Dobbiamo rimuovere eventuali residui e riporli in un luogo fresco, asciutto e sufficientemente ventilato al riparo della luce diretta del sole in attesa di poterli piantare. I vasi dovranno avere una grandezza minima di 20 cm di diametro e 30 cm di profondità.

Vanno riempiti con 50 litri di buon terriccio universale, 50 litri di concime ammendante arricchito di lapilli vulcanici o materiale drenante similare.

coltivare alberi da frutto in casa

Ciliegie: a chi non piacciono?

Il seme dell’albero da frutto che intende coltivare deve essere interrato a pochi centimetri dalla superficie del terriccio. In alcuni casi dovranno essere scalfiti per semplificare il processo di germinazione del seme.

Una volta spuntate, le piantine dovranno essere riparate dalle escursioni termiche e dalle gelate e innaffiate regolarmente evitando come sempre eccessi e ristagni idrici.

La coltivazione di alberi da frutto a partire dal seme richiede poche cure ma tanta, tanta pazienza. Nella maggior parte dei casi i primi frutti cominceranno a spuntare dopo 3 o 4 anni e le dimensioni della pianta dovranno essere contenute attraverso un’accorta potatura.

LE CONOSCI? 5 piante facili da coltivare sul balcone

Come coltivare alberi da frutto in casa: le varietà di piante più adatte

Come abbiamo visto, riuscire a coltivare alberi da frutto in vaso a partire dai semi non è una missione impossibile. Per aumentare le probabilità di successo, però, sarà opportuno selezionare le varietà più adatte alla coltivazione in balcone o in terrazzo e al clima del luogo in cui abitiamo. In generale, possiamo dire che gli alberi da frutto più semplici da coltivare sono questi.

Albicocco

Interrare il seme estratto dall’albicocca a 5 cm di profondità. Potete utilizzare un seme intero oppure leggermente scalfito in superficie. La piantumazione deve avvenire in autunno o in inverno e la piantina dovrebbe spuntare già nella primavera successiva.

Per gestire meglio questa delicata fase, potete piantare il seme in un contenitore più piccolo e attendere lo sviluppo radicolare. 

Solo successivamente, potrete trasferire la piantina in un vaso più grande. Ricordate di piantare un solo seme per vaso.

Dopo circa 4 anni la pianta dovrebbe iniziare a fruttificare. In primavera vedrete spuntare i fiori e le prime albicocche che giungeranno a maturazione a giugno.

Pesco

Tra tutti gli alberi da frutto che è possibile coltivare in casa, il pesco è una delle piante più adatte anche perché oltre ai frutti è in grado di regalare anche delle bellissime fioriture primaverili di colore rosa tenue. Il pesco, inoltre, è una pianta autofertile, quindi non ha bisogno di altre varietà impollinatrici.

Se volete coltivare un albero da frutto come il pesco, converrà optare per una varietà nana. Una varietà che non superi cioè i due metri di altezza massima. Utilizzate un vaso di 50 cm di diametro e riempitelo di argilla e torba o terriccio soffice.

Piantate il seme a 2 cm di profondità e innaffiate di tanto in tanto per mantenere il substrato umido. Il pesco ama la luce diretta del sole, ma deve essere protetto dal vento e dagli sbalzi termici che potrebbero bloccare lo sviluppo e l’attecchimento radicolare.

SPECIALE: Come piantare un albero di mele con successo, la guida pratica!

come coltivare alberi da frutto in casa - L'albero del pesco

L’albero del pesco e i suoi frutti

Ciliegio

A dire il vero, coltivare l’albero non è esattamente la cosa più semplice del mondo. Ma la prelibatezza dei suoi frutti rosi dolcissimi vale la pena di provare a cimentarsi nell’impresa.

I tempi di germinazione dei noccioli del ciliegio, infatti, possono essere piuttosto lunghi rispetto a quelli di altri alberi da frutto (fino a un anno). In ogni caso, non scoraggiatevi e continuate ad aspettare pazientemente.

Per aumentare le possibilità di vedere spuntare una piantina, interrate una decina di semi puliti e asciutti a 2 cm dalla superficie del terreno. I noccioli devono essere leggermente scalfiti in superficie per attenuare la durezza della superficie esterna. Anche per questa varietà di tipo legnoso, la stagione migliore per la messa a dimora dei messa a dimora dei semi è quella autunnale e invernale.

SPECIALE: Alberi da giardino, quali sono e come curarli

Nespole

Se con il ciliegio avete avuto qualche difficoltà, tutto sarà più semplice quando proverete a coltivare un albero di nespole dal suo nocciolo lucidissimo. Una volta estratto il seme, interratelo in un vasetto pieno di terriccio universale, a solo 1 cm dalla superficie. Vanno bene un bicchiere di plastica, un barattolo o un vasetto di yogurt opportunamente forato sul fondo. Il seme del nespolo può essere interrato fresco oppure lasciato seccare per poi essere utilizzato in autunno.

Evitate di esporre il vasetto alla luce diretta almeno fino a quando non vedrete spuntare la piantina. Quando sarà cresciuto abbastanza, la vostra pianta di nespole sarà pronta per essere spostata in un vaso più grande. In genere, il nespolo comincia la sua fruttificazione dopo 5 o 6 anni.

coltivare alberi da frutto in casa

Il nocciolo delle nespole

Come coltivare alberi da frutto in casa: i consigli finali

Qualunque sia l’albero da frutto che vi accingete a coltivare, ricordate di dimensionare con attenzione la portata del vaso alle dimensioni raggiunte dalla vostra pianta. Se riuscirete ad avere pazienza e tenacia, coltivare alberi da frutto in balcone diventerà un’attività gratificante e divertente.

Potrete compensare i vostri sforzi con tanta frutta buona e sopratutto genuina.

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Guida alle caratteristiche di una caldaia a condensazione, come funziona e prezzi di riferimento

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La caldaia a condensazione è l’alternativa più efficiente, affidabile e vantaggiosa alle tradizionali caldaie a gas. Scopriamone insieme le caratteristiche ed i benefici.

Con l’arrivo dell’inverno la sostituzione della vecchia con una caldaia a condensazione può essere un valido investimento per avere giusto tepore in casa. Potremo così alleggerire i costi in bolletta.

Vediamo cosa sono le caldaie a condensazione, quali i benefici ad esse connessi e i prezzi medi riferiti ai migliori modelli in commercio.

Questa tipologia di caldaia rappresenta l’evoluzione della più comune caldaia a gas.

Sebbene queste due tipologie siano molto simili, ci sono maggiori vantaggi in termini di risparmio energetico e di impatto ambientale con quella a condensazione.

Questo soprattutto alla luce dei rincari del costo dell’energia e dell’incidenza sui livelli di inquinamento atmosferico legati alle vecchie caldaie.

Tra i tanti tipi di caldaie in commercio si possono individuare 3 categorie di bruciatori:

  • Caldaie ad alto rendimento
  • Tradizionali
  • Caldaie a condensazione

Concentriamoci ora sull’ultima tipologia: ne vedremo in particolare il funzionamento ed i reali vantaggi che può apportare alla nostra spesa per il riscaldamento domestico. Vi daremo anche una indicazione sui prezzi e vi consiglieremo anche qualche offerta online.

Funzionamento di una caldaia a condensazione

Ma come funziona una caldaia a condensazione? Che differenza c’è tra una caldaia a condensazione e una tradizionale?

La principale differenza tra le caldaie tradizionali e a condensazione consiste nel recupero del calore dei fumi di combustione.

Una caldaia tradizionale, infatti, utilizza solo una parte del calore latente generato dalla combustione del gas, poiché il vapore acqueo viene disperso in atmosfera attraverso il camino.

La caldaia a condensazione, invece, recupera e sfrutta tutto il calore contenuto nei fumi di scarico e del vapore acqueo trasformandolo in energia, consentendo di adoperare una risorsa energetica in più che, con una caldaia normale, andrebbe dispersa nell’atmosfera.

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Il sistema di funzionamento delle caldaie a gas tradizionali (a sinistra) e di quelle a condensazione (a destra) a confronto.

Così i fumi di scarico di una caldaia a condensazione escono dall’abitazione ad una temperatura più bassa e tutto il calore trattenuto.

Quindi, anziché diventare un prodotto di scarto, si trasforma in energia utile a scaldare l’acqua sanitaria in modo stabile e continuativo, senza utilizzare altro combustibile.

Come risparmiare

Il principio di funzionamento della caldaia a condensazione fa ottenere un risparmio energetico medio fino (e in alcuni casi oltre) al 35% rispetto ad una caldaia tradizionale.

caldaia_condensazione

Come funziona una caldaia a condensazione

Il risparmio reale in termini di consumo reale è determinato anche da una serie di fattori tecnici collaterali, come la temperatura dell’acqua immessa nel circuito dell’impianto di riscaldamento.

Più bassa è la temperatura del circuito maggiore sarà il risparmio energetico ottenuto.

Combinare la caldaia a condensazione ad altri impianti conviene?

Se poi si combina una caldaia a condensazione con un sistema solare termico per la produzione di acqua sanitaria, la riduzione del abbisogno energetico complessivo può superare il  50% rispetto alle utenze di una casa già ben isolata termicamente.

Scopri… Come risparmiare sul riscaldamento domestico

Anche il sistema di riscaldamento concorre ad ottimizzare i costi energetici: con una caldaia a condensazione associata ad un impianto a pavimento radiante la cui temperatura media oscilla tra i 25 e i 30°, la spesa energetica può ridursi anche del 20-25%, mentre con un impianto di riscaldamento a radiatori classici  (70-80°) è del 5-10%.

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Per tutti questi motivi, occorre valutare bene la situazione energetica e termotecnica dell’abitazione prima di procedere all’acquisto di una nuova caldaia a condensazione, sapendo che per ottenere il massimo rendimento la manutenzione dell’impianto non dovrà essere mai trascurata e che l’edificio deve essere termicamente isolato.

E’ bene ponderare – con l’aiuto di un professionista qualificato – tutti i fattori in gioco per capire quale sia la reale convenienza di un simile investimento e i benefici da esso derivanti.

I benefici di una caldaia a condensazione

Il principale beneficio è l’abbattimento di un’alta percentuale di sostanze nocive grazie al bruciatore a pre-miscelazione.

Si riducono al minimo i consumi di gas e le emissione di sostanze inquinanti, in particolare di ossidi di azoto NOx e di monossido di carbonio CO.
Funziona così:

  • Il sistema di combustione dellecaldaie a condensazione consiste in una miscela di aria e gas prodotto all’interno del dispositivo e controllato elettronicamente, miscela che soffia sul bruciatore in maniera diretta e continua
  • L’apparecchio garantisce un rendimento costante all’impianto di riscaldamento, senza sprechi o dispersioni
  • consumi sono notevolmente ridotti rispetto ai bruciatori tradizionali

I vantaggi derivanti dall’utilizzo di una caldaia a condensazione possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

  • costi ridotti di gestione
  • affidabilità
  • basse emissioni inquinanti
  • consumi ridotti del 20-30%

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Caldaie a condensazione normative e incentivi

Prima di arrivare sul mercato, le caldaie a condensazione devono essere valutate, verificate e testate da un organismo notificato (IMQ, Istituto Italiano Marchio di Qualità) e, dopo l’entrata in commercio, sottoposte a sorveglianza periodica.

L’acquisto e l’installazione di una caldaia a condensazione permette di ottenere particolari esenzioni e deroghe rispetto all’obbligo di collegamenti a camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione sopra il tetto.

La legge, infatti, stabilisce i fumi di scarico prodotti da queste caldaie possano essere scaricati direttamente in facciata attraverso condotti di evacuazione orizzontali e non solo verticali.

Le classiche canne fumarie infatti, verticali, che arrivano fino al tetto, sono più lunghe e difficili da realizzare.

Conosci… il riscaldamento a idrogeno? Cos’è e le offerte sul mercato

Le caldaie a condensazione condominiali e unifamiliari, inoltre, consentono di ottenere i ‘certificati bianchi’.

Si tratta di certificazioni per l’efficienza energetica, corredati da un determinato valore economico scambiabile sul mercato.

C’è poi l’incentivo fiscale preposto dallo Stato attraverso la Legge Finanziaria (oggi Legge di Stabilità) del 2007 per  la riqualificazione energetica degli edifici.

caldaia a condensazione

Per la sicurezza, infine, la legge colloca le caldaie a condensazione al di fuori della usuale classificazione degli apparecchi utilizzatori a gas.

Dal 2003 tali apparecchiature devono rispettare la norma UNI 11071 per la progettazione, installazione, messa in servizio e manutenzione.

Ci sono poi le nome UNI 7129 e Uni 7131 per quanto riguarda la progettazione dell’impianto interno e la ventilazione dei locali.

Caldaie a condensazione prezzi

Quanto costa installarne una e quali sono i reali vantaggi che può apportare alla nostra spesa per il riscaldamento domestico?

In commercio esistono decine e decine di caldaie a condensazione, distinguibili per modello e marca.

Da un’analisi delle offerte online è emersa una leggera tendenza al ribasso ma i costi rimangono ancora notevoli.

E non ci si deve comunque limitare al solo costo dell’apparecchio, ma bisogna aggiungere anche i costi d’installazione, la certificazione ed i tubi.

Ecco le principali componenti di costi che dovete tenere in considerazione:

Costo della caldaia

Una caldaia a camera stagna da 24 kw può costare 500 euro contro i 900 euro dello stesso modello a condensazione.

Valutando le offerte di vari produttori la differenza si riduce, ma il prezzo medio di un modello base da 20 kW è di circa 1.000 euro. 

Sono 1.500 euro invece per un modello da 30 kW.  Le caldaie a condensazione più evolute e tecnologicamente complesse costano di più, con incrementi medi nell’ordine dei 1.000- 1.500 euro rispetto ai prezzi forniti.

Costi connessi all’installazione

Sappiate che un tubo di scarico per condensa costa in media 100 euro, ma il prezzo sale a seconda della sua lunghezza.

Costi delle canne fumarie

Le caldaie a condensazione sono più costose poiché devono essere resistenti agli acidi contenuti nei vapori di scarico condensati. Solitamente, il prezzo medio per questi tubi, è di circa 50 euro al metro lineare.

caldaia a condensazione

Costi di manodopera

Crescono in funzione dell’entità del lavoro da eseguire.

Costi di smaltimento e sostituzione

Per la sostituzione del vecchio impianto e l’installazione del nuovo, la spesa media si attesta intorno ai 300-400 euro.

E’ assolutamente necessario affidarsi a professionisti esperti e qualificati in grado di assicurare il corretto adempimento degli oneri e delle pratiche legali).

Come intervento di riqualificazione energetica, ha un costo della manodopera con agevolazioni fiscali al 65%.

Offerte online

Potrebbero interessarti anche queste tipologie di offerte per una nuova caldaia a condensazione.

Hotpoint Ariston Fast Evo

Modello  Verticale,senza serbatoio.

Vaillant 0010018500

Ecco il modello 0010018500. E’ una caldaia murale a condensazione con produzione ACS alimentata a metano.

Hermann Saunier Duval Semiatek

Questo modello è dotato di uno scambiatore primario in lega di alluminio e silicio anticorrosione.

E’ predisposta per integrarsi con un impianto solare ed ha una capacità di produzione di acqua calda sanitaria (ACS) pari a 17 litri al minuto.

La trovate in vendita anche su Amazon.

Caldaia a condensazione o tradizionale?

In conclusione, la scelta della migliore caldaia per le vostre esigenze deve tener conto di diversi fattori e non basarsi su un parametro comparativo meramente economico.

Fondamentale inoltre è:

  • affidarsi ad uninstallatore qualificato e ad un professionista che sia in grado di sviluppare una valutazione termotecnica precisa e accurata in base alle dimensioni e alle caratteristiche dell’immobile.  Un errore in questa fase potrebbe neutralizzare i benefici indotti dall’uso della caldaia a condensazione.
  • richiedere sempre un preventivo di spesa chiaro, dettagliato e a voci separate in modo da individuare il costo effettivo della caldaia, dei materiali e della manodopera.

Affidarsi a professionisti seri ed onesti è la prima regola per ottenere dalla vostra caldaia a condensazione i benefici attesi.

Tutte le nostre guide sui sistemi di riscaldamento

Pronti per affrontare l’inverno al caldo e risparmiare rispettando anche l’ambiente?

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Guida alle vacanze con il cane, cosa vi serve per portare con voi il vostro amico a quattrozampe

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Ci sono dei semplici accorgimenti per fare le vacanze con il cane senza che si trasformi in un incubo per tutti: ecco la nostra guida completa.

Le vacanze con il cane sono sicuramente un’esperienza positiva e gratificante, ma comportano anche delle responsabilità e delle difficoltà specifiche che è bene prepararsi ad affrontare con le dovute accortezze.

Spesso, infatti, si è portati a credere che viaggiare con il nostro amico significhi semplicemente aprire la portiera dell’auto per farlo saltare sù e mettersi al volante senza preoccuparsi di nient’altro.

In realtà non è così semplice e in questa breve guida vi daremo tutti i consigli pratici e i suggerimenti utili per far sì che le vacanze con ‘Fido’ non si trasformino in un incubo.

Scopri le regole per viaggiare sicuri

Vacanze con il cane: documenti da preparare prima di partire

Prima di tutto, ricordatevi i documenti, ma anche le cose da portare per il nostro amico e infine, osservate alcune regole di sicurezza da osservare durante il viaggio in auto.

Per viaggiare in sicurezza con il cane, per prima cosa è buona norma preparare tutta la documentazione necessaria.

Le compagnie di navigazione e quelle aeree richiedono alla prenotazione un documento di riconoscimento del vostro cane e comunque non lo imbarcheranno se non esibirete il suo libretto di vaccinazione.

Questi i documenti da portare con se.

  • il documento di riconoscimento del cane
  • la certificazione aggiornata delle ultime vaccinazioni
  • un’eventuale assicurazione medica,
  • i riferimenti del vostro veterinario

Inoltre, è bene informarsi sulle strutture canine di primo soccorso presenti nella località che vi apprestate a raggiungere.

Vacanze con il cane: il viaggio in auto

Prima di affrontare un lungo viaggio, specie in auto, bisogna assicurarsi che il cane si pronto e adatto al tipo di percorso che vi accingete ad affrontare.

vacanze con il cane

Per viaggiare con il cane senza creare troppo stress all’animale sarà opportuno spezzettare il percorso in varie tappe. Più il cane si dimostra nervoso e ansioso durante il viaggio, più le pause dovranno essere frequenti.

In auto, sostate ogni ora per consentire al cane di scendere, anche per pochi istanti. Molti cani, infatti, sviluppano una sindrome da ‘mal d’auto’.

Nella maggior parte dei casi la situazione torna alla normalità entro la prima ora di viaggio, ma bisogna essere pazienti e concedere al cane il giusto tempo di adattamento.

Nei casi più difficili sarà il vostro veterinario a consigliarvi integratori o soluzioni naturali da somministrare al cane prima di mettersi in viaggio: tutto sta nel conoscere il proprio animale e prevenire il problema prima che si manifesti.

Le regole di sicurezza per chi guida

Per viaggiare con il cane in totale sicurezza dovrete osservare delle semplici ma fondamentali regole comportamentali:

  • Non permettete al cane di viaggiare con il capo fuori dal finestrino
  • Non permettere al cane di sedersi in grampo al conducente
  • Durante il viaggio verificate la temperatura corporea del cane e assicuratevi che non sia né troppo caldo, né troppo freddo
  • Riducete il volume della radio e limitate l’uso del clacson

Come avrete capito, viaggiare in compagnia del proprio cane non è solo un piacere, ma anche una responsabilità.

Dal vostro buon senso e dall’accortezza con cui preparerete il viaggio dipenderà la buna riuscita dell’esperienza (e della vacanza) per voi stessi, la vostra famiglia e sopratutto il vostro amato amico a quattro zampe.

Vacanze con il cane: il viaggio in aereo

In aereo può viaggiare:

  • in cabina con voi nel suo trasportino ufficiale IATA (fino a 10 kg), in genere sistemato ai vostri piedi sotto il sedile del passeggero davanti
  • nella stiva (i cani fino a 75 kg) nelle gabbie ufficiali IATA
  • in cargo se pesa oltre 75 kg

Diverse compagnie, soprattutto le low cost, non accettano cani neppure in stiva, verificate dunque se può viaggiare. Oltre a questo, bisogna aggiungere anche i regolamenti nazionali ed internazionali.

In generale, la regola comune a tutte le compagnie è che i cuccioli sotto i 3 mesi (che non hanno ancora fatto il vaccino antirabbia), non possono viaggiare.

Bisogna poi assicurarsi che la stiva sia condizionata, per evitare la disidratazione da troppo caldo, e che il trasportino sia adatto a ospitare l’animale per diverse ore.

Spesso i veterinari consigliano di somministrare un sedativo, ma i cambi di pressione possono far aumentare gli effetti collaterali.

Inoltre gli addetti alla custodia possono non essere davvero preparati. La gestione del trasporto e della sistemazione, ma soprattutto le cure durante il volo sono ben diverse da quelle che in genere si destinano ai bagagli.

I trasportini: offerte online

Eccovi alcuni modelli

Wangado ha realizzato questo modello di traposrtino per cani omologato IATA, ideale per il trasporto in aereo ma anche in treno o in auto. Eccovi le dimensoini: Lunghezza 71 x Profondità 52 x Altezza di 55 centimetri.

Vi segnaliamo anche il trasportino Skudo Open Iata in due misure 48×31.5×31(h)cm)

Vacanze con il cane: il viaggio in treno

Certamente sono modalità più comode che il vostro amico amerà di più. Tuttavia vanno presi alcuni accorgimenti.

In treno lo potete far accomodare vicino a voi, ma ricordate che deve indossare la museruola e dovrete tenerlo al guinzaglio. Il controllore potrà chiedervi il libretto sanitario ed il certificato di iscrizione all’anagrafe canina.

Portatevi del cibo e dell’acqua per affrontare al meglio il viaggio e fatelo zampettare lungo i vagoni ogni ora, ad esclusione delle carrozze ristorante, per permettergli un po’ di movimento.

E’ consentito un solo cane per ciascun viaggiatore e se viaggiate in cuccetta dovrete prenderla tutta intera. Per il trasporto del cane si deve acquistare ridotto del 50%.

Vacanze con il cane: il viaggio in nave

In nave esistono apposite cabine che ospitano i padroni e i loro animali, altrimenti ci sono delle gabbie in alcuni punti specifici dove alloggiare il nostro amico.

Non va però abbandonato, per cui tornate da lui diverse volte e fatgli fare dei giretti per sgranchire le gambe. Fategli mangiare solo crocchette e alimenti secchi per non fargli soffrire ‘mal di mare’.

vacanze con il cane

Vacanze con il cane: cosa portare

Viaggiare con il cane vuol dire attrezzarsi di un kit specifico per soddisfare qualsiasi necessità del nostro Fido. Ecco una lista degli oggetti che non possono proprio mancare nella valigia del vostro cane:

  • Guinzaglio e collare con medaglietta identificativa e recapito telefonico
  • Ciotola per l’acqua
  • Giocattoli
  • Sacchetti per la raccolta degli escrementi
  • Copertina
  • Farmaci di prima necessità
  • Cibi e prodotti alimentari facilmente digeribili e pronti all’uso
  • Cuscino o copri-sedile morbido e imbottito su cui farlo sedere in auto

Considerate, inoltre, che far viaggiare il cane libero di muoversi nell’abitacolo dell’auto potrebbe essere pericoloso oltre che sanzionabile in caso di fermo da parte delle autorità stradali.

Esistono in commercio delle apposite imbracature o seggiolini muniti di cintura di sicurezza fatti apposta per i cani che vi consentiranno di limitare i rischi e viaggiare molto più sereni.

 Curiosità: scopri tutte le razze di cani più belle e interessanti del Mondo ma anche le razze di cani più grandi, quelli enormi e quelli da record del Mondo

Dove andare in vacanza con il cane

Il web, in tal senso, è una fonte inesauribile di informazioni utili e negli ultimi anni sono tante le applicazioni sviluppate per fornire un aiuto a portata di click.

Per chi è alla ricerca di un’app completa per organizzare il viaggio dalla A alla Z c’è Vacanze con animali e cani che trova per voi gli hotel, agriturismi, villaggi, campeggi, b&b, ristoranti e spiagge in cui sono ammessi cani, gatti e altri animali domestici.

Per ogni struttura è possibile visualizzare l’elenco dei servizi disponibili dedicati ai vostri amici a quattro zampe, una galleria immagini e l’opportunità di contatto diretto.

Ci sono tantissimi siti specializzati in vacanze con i nostri amici a quattro zampe, ma potete fare direttamente una selezione di alberghi e villaggi che vi piacciono.

Verificate però sempre direttamente, telefonando alla struttura prescelta, se accettano cani, anche di grossa taglia, in camera, e negli spazi comuni.

Vacanze con il cane: le app per le vacanze a quattro zampe

Online, sono reperibili diverse app per localizzare ambulatori, centri medici, veterinari di zona, strutture pubbliche e private predisposte alla cura e all’accoglienza dei nostri amici pelosi.

Un esempio è SOS pronto soccorso cane per individuare il pronto soccorso canino più vicino a voi con istruzioni e consigli pratici per affrontare da soli le emergenze.

Ma ce ne sono di altrettanto efficaci e gratuite.

Altri informazioni utili

Ecco anche altre utili informazioni per muoversi con il vostro cane e per averne cura nel migliore dei modi:

Tutte le razze di cani

Scopriamo ora invece le recensioni di tante diverse razze di cani:

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